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Marco di Noia e Stefano Cucchi: “Bisogna slegarsi da certe convenzioni come la forma canzone o i testi”

Marco Di Noia e Stefano Cucchi
Foto di Irma Ciccarelli

Venerdì abbiamo partecipato alla presentazione del concept album di Marco di Noia e Stefano Cucchi “Elettro Acqua 3D” presso Mare Culturale Urbano.

Quello a cui abbiamo assistito è stato il primo concerto in 3D audio, dove le cuffie, considerate uno dei simboli dell’estraneità dell’individuo, sono state il canale comunicativo e di unione tra pubblico e artisti.

Un live che ha sintetizzato il concetto tradizionale e di un possibile e futuro modo di vivere gli spettacoli di musica dal vivo.

Ecco cosa ci hanno raccontato gli artisti prima dell’esibizione.

La nostra intervista a Stefano Cucchi e Marco Di Noia

Il vostro è un incontro tra il cantautorato ed elettronica, a volte considerati antitesi. Come vi siete conosciuti e com’è nata l’idea di questo progetto?

Marco Di Noia– Volevo dare una rinfrescata al mio mondo cantautorale: i testi erano molto apprezzati, mentre la musica, sono un autodidatta, non era così fine ed era un po’ prevedibile

Quindi cercavo una persona più colta di me a livello musicale che mi aiutasse.

Inoltre, volevo dare una veste elettronica che fosse cantabile per sfruttare tutta la mia estensione vocale di circa quattro ottave.

Così messo un annuncio su un sito musicale e mi ha risposto Stefano Cucchi.

Lui ha tutte le prerogative che cercavo: ha titoli accademici, ha studiato composizione, è un ottimo tastierista e pianista, ha addirittura una tesina in quadrifonia.

Abbiamo dei gusti leggermente diversi, ma uniti dalla passione per i Queen, per i The Beatles, per De Andrè.

Stefano Cucchi– Per me è stata una sfida perché, come dicevi tu, questi generi sono sempre stati lontani e la difficoltà è stata proprio unire delle sonorità elettroniche a dei testi che raccontano.

Cercare dei suoni che aiutassero il racconto dei testi.

Cosa vi aspettate di creare? Vi considerate un po’ i precursori di un nuovo modo di vivere i concerti live?

Marco Di Noia– Effettivamente cerchiamo di portare un’esperienza musicale innovativa, è un progetto che abbiamo sviluppato con tanti tentativi perché non avevamo modelli di riferimento. Quindi, speriamo innanzitutto che questa sperimentazione poi diventi oggettiva e di portarla avanti.

Se poi altri vorranno seguire questo modello, saremo ben contenti di aver dato il via ad un movimento artistico.

Adesso ci basta comunque essere stati i primi e che appaia il nostro spirito e la volontà di sperimentare.

Cosa c’è del live tradizionale in questo spettacolo?

Stefano Cucchi– La parte del live tradizionale c’è perché Marco canta live, io suono live, ci sono delle elaborazioni live fatte da Alberto Cutolo.

Marco Di Noia– Togliendo le cuffie, si sente chiaramente la mia voce perché è l’unica cosa che esce fuori: la voce effettata, i riverberi e quant’altro.

Ci sono alcuni artisti che, talvolta, da questo punto di vista fregano, per esempio con l’autotune.

Stefani Cucchi– Anche questo è stato una sfida: dover suonare e avere delle basi in cuffia.

C’è molto del “tradizionale” sebbene sembra una cosa molto tecnologica, ma l’aspetto cantato, suonare, mixare live è una cosa molto presente, non è una cosa asettica: vogliamo trovare un’interazione col pubblico che indossa delle cuffie.

Questo è quello che vorremmo riuscire a fare.

Quindi partite da un live tradizionale a cui date un tocco di modernità, una prospettiva un po’ futura.

Marco Di Noia– Si, da questo punto di vista si può dire che un po’ di futuro c’è, che però riprende tante belle cose del passato.

Il passato non deve essere per forza superato se propone già un canone estetico ideale, ma può essere aiutato con quello che offre la tecnologia.

Il nostro lavoro vuole fare questo.

Musicalmente chi c’è del passato che vi ha influenzato?

Stefano Cucchi– È difficile paragonarmi ai grandissimi, però io direi Tom Banks dei Genesis, e sono un grande appassionato di Chopin, Bach e della musica dagli arrangiamenti barocchi.

Però, non posso dire che di essermi ispirato a loro perché sarebbe troppo!

È la musica che ho sempre sentito che un po’ traspare da quello che faccio.

Marco Di Noia– I miei preferiti sono Lucio Dalla, De Andrè, Battiato, i Queen, i The Beatles, soprattutto.

Ho anche delle escursioni hard rock come i Deep Purple e Led Zeppelin, anche metal e power metal, i musical.

Che hanno contribuito alla realizzazione di questo app album, giusto?

Marco di Noia– Ci atteniamo ad avere una nostra personalità chiaramente, però tutto ciò che noi siamo, alla fine, è quello che abbiamo ascoltato.

Stefano Cucchi– È un prodotto che è nato da forti esigenze artistiche e abbiamo cercato di mettere quello che è la nostra passione musicale; penso che questo venga molto fuori per chi ascolta l’album.

Hai parlato di esigenze artistiche, potresti dirmi di più?

Stefano Cucchi– Esigenze artistiche vuol dire slegarsi da certe convinzioni come la forma della canzone, l’espressione vocale, i testi, da un tipo di sonorità.

Il nostro non è un album “mordi e fuggi”: è bello sia in superficie che in profondità, è bello preso antologicamente e, chi ha voglia di fare più fatica, se lo può ascoltare tutto.

C’è una superficie, ma, come l’acqua, ha una profondità: puoi prendere la piccola goccia, ma c’è anche tutto il mare!

C’è la “presunzione” di dire che abbiamo provato a fare “un’opera d’arte”, non semplicemente di consumo, non la canzone di consumo.

Come propone il titolo “Elettro acqua 3D”.

Marco di Noia– L’idea è proprio quella ed essere un pochino alternativi rispetto a quello che è la musica attuale.

Nell’epoca in cui la musica è liquida si fanno i singoli, mentre noi facciamo un concept album con interludi musicali, ricerca sonora, e quattro anni di lavoro e non in una settimana.

Stefano Cucchi– Di fare qualcosa che fosse anche un po’ fuori dal tempo e non legato alle circostanze temporali: qualcosa che andrà bene anche fra vent’anni, cioè “un’opera d’arte”.

Un app album: avete un po’ aggirato il problema che oggi non si vendono più dischi?

Marco di Noia– Da un certo punto di vista è una pulsione di reagire allo status quo, comunque un app album permette ad un emergente, che magari non è ascoltato dalle discografie, di dire “Benissimo, distribuisco io su una piattaforma che va in tutto il mondo”.

Elettro Acqua 3D ha comunque 4500 scaricamenti di album, sono tanti per un emergente, in 37 nazioni del mondo, da tutti i continenti.

Elettro Acqua 3D: la tracklist

  • Acqua
  • Piccoli Navigli
  • Flying to Mombasa
  • Il Beach Boy di Ukunda
  • La legge della Savana
  • Il Fiume Mara
  • Voci controcorrente
  • Rapsodia Tiberina
  • Affogando nelle memorie della Drina
  • Il Ponte sulla Drina
  • Lo specchio del Gange
  • Il Buddha dialoga con Shaka
  • Regno suburbano
  • Sette metri sotto il suolo
  • Pioggia sulla Foresta di Fangorn
  • L’ultima marcia degli Ent
  • Arpa eolica suona tra i ghiacci
  • La perfetta imperfezione
  • Ritorno a Milano
  • Il mare per chi non ce l’ha
  • Risveglio ad occhi chiusi
  • Sirene

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