Molino Dorino, un nome che richiama in ogni milanese la fermata della M1, la sede centrale della Motorizzazione Civile o entrambe le cose. In pochi, però, associano questo nome a un vero e proprio mulino. Simbolo di una società scomparsa, il Molino Dorino ha rappresentato per tanti anni un simbolo del quartiere di Trenno. Quest’ultimo era un antico borgo immerso nel verde, al confine con il comune di Pero e attraversato dal fiume Olona.
Adesso il vecchio mulino è circondato dai palazzoni del quartiere Gallaratese, dalla Motorizzazione Civile, la fermata della metro rossa e la tangenziale. Dimenticato quasi da tutti rischiava di essere abbattuto nel 2017 per far posto alla nuova ala del deposito Gallaratese di ATM.
Il consiglio comunale di Milano, poi, è tornato sui suoi passi salvando la struttura, grazie anche alla mobilitazione dei comitati di quartiere. Proclami di rigenerazione del Molino Dorino si sono susseguiti nel corso degli anni senza, però, sortire alcun effetto.
La sua storia affonda le radici a partire dal Seicento, quando apparve per la prima volta in documenti ufficiali. Il mulino macinava lino per produrre olio, riso e frumento. Non solo, Molino Dorino macinava anche i cereali delle corti lombarde limitrofe. Insomma, il suo lavoro era di particolare importanza per il comune di Trenno e i terreni vicini.
Di proprietà della famiglia Lauzi nell’Ottocento, passò alla famiglia Dorino nei primi anni del XX secolo che ricostruì l’edificio dandogli la forma attuale a ferro di cavallo. Il mulino è rimasto attivo fino agli anni Ottanta, quando nella vicina Pero si attivò l’inceneritore. La roggia molinatoria, così, andò in secca fermando le pale del mulino.
Ad oggi non si è ancora trovata una destinazione d’uso per Molino Dorino, uno degli ultimi esempi di mulino ancora presenti a Milano, con macine, ingranaggi e cinghia di trasmissione in buono stato di conservazione. Sperando in un progetto concreto che riporti alla luce una testimonianza preziosa di un tempo lontano.