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Triennale Milano riapre con due mostre d’eccezione: Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist e Claudia Andujar: La lotta Yanomami

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Nanda Vigo, Enzo's Zoo, 2020. Foto di Gianluca Di Ioia

Triennale Milano riapre in grande stile con due mostre in contemporanea: Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli e Claudia Andujar: La lotta Yanomami. Due mostre all’apparenza molto diverse e allo stesso tempo parallelele.

Entrambi gli artisti, il designer Enzo Mari e la fotografa Claudia Andujar, parlano con il linguaggio della sostenibilità e dell’impegno politico e sociale. Due carriere che a un certo punto hanno deciso di accellerare verso una direzione definita: Mari combattendo contro la disparità sociale e Andujar nella denuncia dei soprusi del governo brasiliano contro gli indios Yanomami.

Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli. La mostra

La mostra, nata dal costante scambio e dialogo intercorsi negli anni tra Mari stesso e il curatore Hans Ulrich Obrist, racconta oltre 60 anni di attività progettuale, dall’arte al design, dall’architettura alla filosofia, dalla didattica alla grafica. Il progetto espositivo è articolato in una sezione storica, a cura di Francesca Giacomelli, e in una serie dicontributi di artisti e progettisti internazionali, tra cui Adelita Husni, Bey, Tacita Dean, Dominique Gonzalez-Foerster, Mimmo Jodice, Dozie Kanu, Adrian Paci ecc., invitati a rendere omaggio a Mari attraverso installazioni site-specific e nuovi lavori appositamente commissionati. Un contributo particolare è quello di Nanda Vigo, realizzato poco tempo prima di morire nel luglio 2020. Enzo’s Zoo è un’installazione al neon che riprende uno dei lavori più celebri di Enzo Mari: 16 animali e 16 pesci.

All’interno della sezione storica sono presenti oltre 250 lavori dell’artista, che indagano una vita fatta di sperimentazioni sulla forma, sui materiali e sulla loro versatilità. Vengono riproposti anche allestimenti curati dallo stesso Mari, come Vodun, African Voodoo (2011) disegnato per la Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi, di cui è riproposto un ambiente dai potenti rimandi formali alle strutture dei modelli che costituiscono la Proposta per un’autoprogettazione del 1974.

In Mari il design è funzionale non solo all’utlizzo umano, ma anche al racconto sociale e filosofico, tanto da mescolarsi con l’opera d’arte, con l’elemento grafico e con il giocattolo a scopo educativo. Cosa è arte e cosa oggetto nella produzione di Enzo Mari?

La critica sociale irrompe violenta con le ultime due opere in mostra Allegoria della morte e Allegoria della dignità, realizzate nel 1988. Un dialogo espresso nei riflessi, dove le tombe con incisi i simboli della cristianità, del comunismo e del nazismo si specchiano nell’opera adiacente, davanti alla quale sono posti gli inginocchiatoi in legno realizzati dall’azienda giapponese mostrata in una foto di gruppo accanto allo specchio. Un gioco di rimandi e di accenni, gestito egregiamente dai curatori.

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Enzo Mari, Allegoria della dignità, 1988. Allegoria della morte, 1988
Foto di Beatrice Curti

La mostra propone il lavoro e la filosofia di Mari attraverso le scelte curatoriali di Hans Ulrich Obrist, curatore di fama mondiale e intimo amico dell’artista, del quale ha esposto delle videointerviste (uno dei segni distintivi di Obrist nel suo rapporto con gli artisti) realizzate appositamente per la mostra.

Claudia Andujar: La lotta Yanomami. La mostra

La mostra nasce dalla collaborazione tra Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain. Un paternariato che costituisce un unicum a livello europeo, specialmente tenendo conto della natura privata del museo francese e quella parastatale di Triennale.

Il legame tra le due istituzioni si rinnova per portare in Italia la mostra della fotografa svizzera Claudia Andujar, che per lunghi anni visse in Brasile tra le tribù indios degli Yanomami, imparando a conoscere le loro tradizioni e il fortissimo legame con gli elementi della natura. Durante gli anni Ottanta il governo brasiliano prese una svolta autoritaria, che portò alla distruzione di parti sempre più ampie di Foresta Amazzonica, con la costruzione di un’immensa autostrada che attraversava i possedimenti Yanomami.

Le fotografie della sezione dedicata all’attivismo sono potenti come un pugno allo stomaco. Dopo aver familiarizzato con la popolazione indigena durante la prima parte della mostra, lo spettatore viene paralizzato dai reportage della nuova vita degli Yanomami, fatta di elemosina, malattie sconosciute, povertà estrema e squallore.

Ad oggi, con la ripresa della deforestazione incontrollata e la minaccia per la comunità indigena rimasta, a causa dei giacimenti minerari presenti nei loro territori, la mostra Claudia Andujar: La lotta Yanomami appare più necessaria che mai per sensibilizzare su temi così distanti da noi.

Info e biglietti

Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist
with Francesca Giacomelli
17 ottobre 2020 – 18 aprile 2021
Progetto dell’allestimento: Paolo Ulian
Direzione artistica: Lorenza Baroncelli

Claudia Andujar: La lotta Yanomami
17 ottobre 2020 – 7 febbraio 2021
a cura di Thyago Nogueira
in collaborazione con Instituto Moreira Salles (Brasile)

Biglietti:

  • 10 euro (intero) / 8,50 euro (ridotto)
  • Biglietto unico per tutte le mostre di Triennale: 15 euro

Orari:

  • mercoledì-domenica dalle ore 12.00 alle ore 20.00 (la biglietteria chiude alle ore 19.00)