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Spamalot, la recensione del musical al Nuovo con Elio nei panni di un particolare Re Artù

Paolo Crespi 6 anni fa
Spamalot recensione
Ph Luca Vantusso

Una parodia, ma con tutti gli ingredienti del grande musical: canto, ballo, musica dal vivo, scintillanti costumi (curati da Lella Diaz) e recitazione al massimo livello di gagliardia, grazie a un cast d’eccezione capitanato dalla “vedette” Elio – alias Stefano Belisari, il frontman di Elio e Le Storie Tese – e a un copione a prova di bomba.

La versione italiana di Spamalot, in scena al Teatro Nuovo fino al 6 gennaio, è sì un adattamento dell’omonimo, pluripremiato allestimento americano di Eric Idle, socio fondatore dei Monty Python; ma all’origine c’è quel ‘Monty Python e il Sacro Graal‘, cult movie del 1974, visto e amato all’epoca da Elio e soprattutto da Rocco Tanica, socio fondatore di EELST e complice fuori scena in qualità di autore-traduttore di quest’operazione strappa risate. Perché si ride, tanto e di gusto (qualcuno persino a singulto), durante le due ore e venti di questo musical eretico diretto da Claudio Insegno, che mette in riga tutti i personaggi chiave della Camelot rivisitata di Re Artù (Elio): da Ginevra/Dama del Lago (Pamela Lacerenza) a sir Lancillotto (Thomas Santu), dal fedele scudiero Patsy (Giuseppe Orsillo) a sir Robin (Umberto Noto), dal principe Herbert (Luigi Fiorenti, che qui si gioca anche il ruolo di narratore) a sir Galahad (Andrea Spina) e sir Bedevere (Filippo Musenga)… e via satireggiando intorno alla tavola rotonda, anzi “rotondissima”, dove anche “l’indispensabile ensemble” ha una funzione tutt’altro che decorativa.

Politicamente scorretto, come nell’originale, Spamalot 2017 fa largo uso di tecniche da avanspettacolo – dal dialetto al travestimento –, contaminazioni letterarie con le saghe di altri eroi (‘I tre moschettieri‘ di Alexandre Dumas o l’’Odissea‘ omerica) e citazioni dell’immaginario pop contemporaneo (dall’intrattenimento televisivo firmato Antonio Ricci a quello più colto del musical stile Broadway, dal French Cancan ai film di guerra tipo ‘Full Metal Jacket‘). Nell’insieme lo spettacolo è ricco ma non ridondante: ogni scena è un’invenzione a sé e il meccanismo ben oliato mette in luce le doti di tutti i protagonisti, da Artù all’ultima ballerina di fila. Anche l’orchestra, nascosta in buca per tutta la durata dello show, con il solo direttore (Angelo Racz) a fare da pontiere con le azioni e le esibizioni canore sul palco, riceve alla fine la sua meritata razione di applausi.

In una rapida cavalcata fra ambientazioni ed epoche storiche (e mitologiche) diverse, si passa dall’antica Britannia a un incongruo villaggio finlandese, dal coro dei non-morti di un lazzaretto manzoniano a una Camelot in salsa Las Vegas. Insieme ai prodi che man mano si uniscono ad Artù tentiamo una sortita contro i francesi utilizzando il vecchio trucco del “coniglio di Troia” e abbiamo la meglio nel primo round, quasi metafisico, con i Cavalieri che dicono Ni. Da loro la richiesta più sfidante: allestire un musical di Broadway dove, per avere successo, ci vuole almeno un ebreo nel cast.

Insomma la strada per la conquista del Sacro Graal è irta di difficoltà per Elio e soci, che nello Spamalot italiano non rinunciano a inserire qua e là riferimenti più familiari, rispetto a quelli dello script originale, a favore del pubblico italiano di oggi. Il risultato è esilarante, coinvolgente e, per dirla con i Monty Python, di enorme successo, nonostante non siamo a Broadway… ma solo linguisticamente parlando.

RIASSUMENDO

Spamalot, dal 17 novembre 2017 al 6 gennaio 2018

Teatro Nuovo di Milano e poi in tournée

ORARI: venerdì 15 e sabato 16 h 20,45; domenica 17 15,30; lunedì 18 h 20,45; martedì 26 h 17; da mercoledì 27 a sabato 30 h 20,45; lunedì 1 gennaio h 17: da mercoledì 3 a sabato 6 gennaio h 20,45.

PREZZI: poltrona vip biglietto intero 69€; poltronissima biglietto intero 54,50€; poltrona biglietto intero 39,50€

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