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Picasso Metamorfosi: a Palazzo Reale la mostra sul pittore spagnolo e il suo rapporto con l’antichità

picasso milano
Pablo Picasso L’atelier: le peintre et son modèle [L’atelier: il pittore e la modella], estate 1955 53,4x76,2 cm Paris, Musée National Picasso Credito fotografico: Photo © RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) / Madeleine Coursaget Copyright © Succession Picasso - Gestion droits d'auteur
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“Cerco sempre di fare ciò che non sono capace di fare, per imparare come farlo”. A dirlo non era chissà quale ispiratore o motivatore dei giorni nostri, ma un pittore che ha segnato la nostra arte contemporanea e la cui influenza si sente ancora adesso.

Parliamo di Pablo Picasso che è il protagonista di una bella mostra che è stata inaugurata il 18 ottobre per concludersi il 17 febbraio del 2019.

Il titolo fa già intuire che non è un’esposizione come le altre: con “Picasso metamorfosi” Palazzo Reale punta l’obiettivo sul rapporto multiforme e fecondo che il pittore spagnolo ha sviluppato con il mito e l’antichità. Solo che questo processo, durato per tutta la sua carriera, nella mostra milanese viene affrontato da una prospettiva diversa. Con oltre 200 opere, provenienti da vari musei, francesi in particolare, ma non solo,  si aggiunge infatti un nuovo tassello al percorso di approfondimento sul grande artista.

Artista che era solito dire “Se tutte le tappe della mia vita potessero essere rappresentate come punti su una mappa e unite con una linea, il risultato sarebbe la figura del Minotauro”.

Se siete appassionati di cultura antica, ve ne accorgerete subito: con Picasso Metamorfosi protagonista è l’antichità nelle sue diverse forme declinata nelle mitologie reinventate da Picasso e presentata nelle sei sezioni accostate a quelle di arte antica – ceramiche, vasi, statue, placche votive, rilievi, idoli, stele – che lohanno ispirato e profondamente influenzato.

Cosa vedrete in mostra

Come dicevamo, le oltre 200 opere, sono suddivise in 6 sezioni.

La prima è Mitologia del Bacio – Ingres, Rodin, Picasso in cui il pittore spagnolo con l’invenzione delle Demoiselles d’Avignon (1907), scardina i codici della pratica artistica accademica. Ma lo fa poggiando sulla propria formazione classica, nutrendosi degli archetipi della storia dell’arte, dove scopre forme adatte allametamorfosi dei codici artistici vigenti.

Prima di lui, erano stati Ingres e Rodin ad aprire la strada. Questa prima sezione riunisce i 3 artisti attorno al tema del bacio per poi arrivare all’interpretazione di Picasso, libera e profondamente innovativa.

Con la seconda sezione, Arianna tra Minotauro e Fauno, si comincia a entrare nel mondo dei tanti esseri fantastici del repertorio mitologico cui ha attinto Picasso. Le opere che vedrete qui sono popolate da Fauni maschi e femmine – rappresentati nei disegni a penna e inchiostro Fauno, cavallo e uccello (1936) e nel celebre olio Testa di uomo barbuto (1938) – ma anche da minotauri e centauri.

La figura di Arianna è qui protagonista e allo stesso tempo presente in una serie di raffigurazioni con tutte le espressioni dell’emozione amorosa: dall’erotismo sereno alle fantasie sul rapimento e lo stupro cui rimandano gli esseri ibridiche la affiancano. Esempi di questa trasposizione sono l’acquaforte Ragazzo pensieroso veglia su una donna dormiente al lume di candela (1934); i disegni a matita Due figure (1933); Donna con le braccia incrociate al di sopra della testa (1939) e tante altre.

Nella terza sezione dal titolo “Alla Fonte dell’Antico – Il Louvre”, il virtuosismo di Picasso si sviluppa sin dalla sua adolescenza a contatto con una pratica accademica di cui padroneggia perfettamente la tecnica e il repertorio, avendo assimilato le forme della scultura greca. Un approccio che prende ancora più forma quando compie il suo viaggio in Italia, andando a Roma e a  Napoli, e quando incontra Olga Khokhlova.

L’ispirazione classica mitiga in questi anni l’intensa esperienza cubista. La fonte (1921), si ispira a una personificazione del fiume Nilo conservata al Campidoglio a Roma ma anche a un dipinto di Ingres, e sfocerà – sempre nel 1921 – nei dipinti delle Tre Donne alla fonte, il cui soggetto è ispirato da una pittura di un vaso greco conservato al Louvre.

Museo molto importnate per Picasso perché, ispirandosi alle figure dei bassorilievi greci, darà vita a opere come Donna seduta (1920)o Nudo seduto su una sedia (1963), e il suo bronzo Uomo stante
(1942).

Nella quarta sezione, Il Louvre di Picasso: tra greci, etruschi e iberici, il museo parigino, che visiterà regoarmente dal 1901, lo fa entrare in contatto con i periodi arcaici e la pittura dei vasi greci d’epoca geometrica. L’arte greca pervade alcune delle sue opere come il  dipinto Nudo seduto su fondo verde (1946) o ancora la serie in bronzo I Bagnanti (1956). Picasso si è infine ispirato alla sua collezione di oltre novanta pezzi di ex voto iberici in bronzo, di cui vari esempi sono espostiper la prima volta in questa mostra.

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La sezione Antropologia dell’antico invece vede protagonista la ceramica, che Picasso ha scoperto nel dopoguerra sperimentando la possibilità di far evolvere l’oggetto dalla sua  funzione d’uso allo status di opera d’arte. L’immersione nell’universo ancestrale degli studi di ceramisti evoca in Picasso il ricordo di Pompei e rivela il suo gusto per tutte le forme d’espressione decorative o artistiche provenienti dall’ambiente romano. Picasso utilizza vari materiali riciclati di studio, frammenti di contenitori culinari e di piastrelle per arrivare a esiti straordinari come nelle varie terrecotte che vedrete in mostra.

L’antichità delle metamorfosi è il nome della sezione conclusiva dove si trova la spettacolare scultura La donna in giardino (1932) in ferro saldato utilizzato come materiale di riciclo e volutamente dipinta di bianco come un marmo. Questa sezione parte dal Picasso che illustra le Metamorfosi di Ovio nel 1931, una edizione   pubblicata da Albert Skira edi cui Skira, in occasione della mostra, riediterà la copia anastatica. La scarsa tiratura dell’opera e il modo in cui Picasso incide la lastra di rame con un semplice tratto crea un effetto concorrente al disegno.

L’effetto grafico rinvia ugualmente ai decori antichi dei vasi dipinti. Le scene immaginate da Picasso accompagnano il testo e sottolineano l’importanza della fonte letteraria nell’interpretazione che ne propone l’artista.

Perché vedere la mostra

Sostanzialmente per 3 motivi, tra tutti:

  • Il Picasso delle Metamorfosi è un Picasso meno noto, ma non per questo meno affascinante. Ridurre la complessità di un artista del genere al suo periodo cubista o ai suoi cieli stellati vuol dire conoscere solo in parte la sua arte;
  • la mostra permette dunque di penetrare nel laboratorio intimo di un artista e di farlo alla luce delle fonti antiche che ne hanno ispirato l’opera, ma anche di svelare i meccanismi. Sarà dunque un viaggio nel passato in collegamento con l’età moderna;
  • Picasso Metamorfosi è una mostra che sì prende tempo, ma da gustare possibilmente, se si riesce, negli orari meno affollati. Perché? Perché il rapporto con il mito antico è qualcosa che ci riguarda, in qualche modo, tutti. E perché, come si legge in uno dei tanti pannelli della mostra, anche “l’antico è stato moderno”.

La mostra, curata da Pascale Picard, ̬ promossa e prodotta da Comune di Milano РCultura, Palazzo Reale e MondoMostreSkira.

Riassumendo

Picasso Metamorfosi
fino al 25 febbraio 2019
Palazzo Reale
Orari: lunedì 14.30 – 19.30 (dalle 9.00 alle 14.00 riservato alle Scuole), martedì, mercoledì venerdì e domenica dalle 9.30 alle 19.30, giovedì e sabato 9.30 – 22.30.
Biglietti: (audioguida inclusa) 14 euro intero, ridotto 12 euro.
Per ulteriori informazioni: www.mostrapicassomilano.itÂ