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Allen ci fa (ri)sognare con ‘Un giorno di pioggia a New York’. La recensione

un giorno di pioggia a new york recensione

Un giorno di pioggia a New York è proprio quel film che ti aspetteresti da Woody Allen, da quell’Allen che ci mancava da un po’ a questa parte e che ci porta a risognare come solo lui sa fare.

Un giorno di pioggia a New York trama

Una commedia romantica che racconta la storia di due fidanzatini del college, Gatsby (Timothée Chalamet) e Ashleigh (Elle Fanning), i cui piani per un weekend romantico da trascorrere insieme a New York vanno in fumo non appena mettono piede in città. L’occasione del viaggio di Gatsby e Ashleigh nasce da un compito che viene assegnato alla ragazza dal giornale del college: intervistare a Manhattan il suo regista preferito, Roland Pollard (Liev Schreiber), in piena crisi creativa.

Da orgoglioso newyorchese qual è, Gatsby è a sua volta ansioso di far conoscere ad Ashleigh i posti che preferisce della sua città, visto che lei, cresciuta in Arizona, non ci mette piede da quando era bambina.

Il resto vi consigliamo caldamente di scoprirlo andando al cinema. Volutamente non ci addentriamo troppo nella sinossi perché gode di semplicità e di quello che vorresti aspettarti prima dei titoli di coda.

Un giorno di pioggia a New York recensione

Sin dai primi istanti di Un giorno di pioggia a New York si tocca con mano l’idea di aver fatto un tuffo nella Settima Arte, avvolti dalla magia che quel genio americano che è Allen sa creare già dal fotogramma iniziale. Ogni battuta è un proiettile di ironia, che può trasformarsi, in uno schiocco di dita (complice la magia di Manhattan), in quelle dolci parole d’amore che tutti noi vorremmo sentirci dire. Il tutto senza mai essere melenso.
L’eccelsa e curatissima fotografia di Vittorio Storaro ci immerge in una pittoresca Grande Mela. Non è un caso che il nostro giovane protagonista si chiami Gatsby, come il suo omonimo nel romanzo di F. Scott Fitzgerald.

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Nel suo modo di comportarsi, in ciò che ama, sembra proprio appartenere a un’epoca svanita. Preferisce i film classici hollywoodiani e la musica di Gershwin a qualsiasi cosa contemporanea e questo ci fa pensare che rappresenti anche una sorta di alter ego dello stesso Allen. “Perfino la passione per il gioco d’azzardo riflette il suo essere un po’ fuori dal tempo: «per Gatsby ha un sapore nostalgico, romantico», ha affermato Allen. «Gli porta alla mente la New York narrata da Damon Runyon, con le strade di Broadway popolate da giocatori d’azzardo e scommettitori sulle corse dei cavalli. Fa tutto parte della sua visione romantica della vita»” (dalle note di produzione).

Un giorno di pioggia a New York recensione: in cerca della propria identità

I personaggi di Un giorno di pioggia a New York hanno tutti problemi inerenti alla propria identità. Gatsby ha quello più ovvio: non conosce ancora se stesso. La madre di Gatsby (Cherry Jones) alla fine si rivela essere una persona completamente diversa da quella che lui aveva sempre immaginato. E la personalità di Ashleigh è ancora del tutto indefinita: quando incontra Vega (Diego Luna), è così stordita dalla fama di lui da dimenticarsi addirittura il proprio nome, e due volte nel film tira fuori la patente per potersi identificare. Lo sceneggiatore Davidoff (Jude Law) vive all’ombra del regista Pollard, sempre in secondo piano come autore. Pollard, a sua volta, ha perso il contatto con l’artista che era una volta. Infine Vega ha i suoi problemi da attore chiamato ad interpretare sempre lo stesso ruolo. Strettamente legato a questo elemento della ricerca della propria identità vi è il bisogno dei personaggi di essere notati”.

“Per sottolineare il fatto che i protagonisti del film hanno difficoltà a farsi riconoscere per quello che sono, sul piano visivo i loro volti sono spesso oscurati, in ombra. «Nel cinema non bisogna mostrare tutto chiaramente, sempre. “Il più delle volte può essere più efficace che i personaggi si trovino dietro qualcosa, o che siano visibili solo in parte. Bisogna creare momenti diversi per poter mantenere alta l’attenzione del pubblico»”, ha dichiarato Storaro.

Un giorno di pioggia a New York recensione: l’Allen che amiamo

Si ritrovano i cliché (in questo caso il termine assume un’accezione positiva) dell’autore di ‘Io ed Annie’, ma con una luce e un sapore che suonano nuovi e al contempo rassicuranti. Quando ci si approccia a una sua opera si ha voglia di viaggiare nel tempo (anche se è ambientata nella contemporaneità) e in atmosfere che difficilmente abbiamo provato e proveremo e con Un giorno di pioggia a New York questo riaccade, grazie a un ottimo mix di dosi tra cinismo sulfureo, nostalgia e romanticismo., andando anche oltre. Ci si porta a casa un’altalena di emozioni, in cui si è (sor)riso e, nel corso della storia, grazie allo zampino del caso e degli incroci della vita, il nostro sguardo si è fatto trasognato di fronte a qualcosa che può apparire ineffabile o effimero (a seconda dei punti di vista). Il perché – o se volete l’effetto che avrà su di voi – potrete scoprirlo solo vedendolo (e se potete optate per la versione in originale coi sottotitoli).

“Come dice Gatsby: ‘la città ha un piano tutto suo’. Il tempo è sempre contro di te. Puoi cercare di controllarlo, o di manipolarlo un po’, ma alla fine devi arrenderti”.

Un giorno di pioggia a New York trailer

Il nostro voto

voto 8.5

La frase

“Voglio solo che tu mi veda”

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