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Tutto quello che vuoi: la nostra recensione e il trailer della commedia di Francesco Bruni

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È in uscita nelle sale l’11 maggio Tutto quello che vuoi, il nuovo film di Francesco Bruni dopo il premiato Scialla! (Stai sereno) e Noi 4. Il regista e sceneggiatore è uno degli sceneggiatore più attivi nella commedia italiana, e la sua collaborazione con Paolo Virzì ha portato alla realizzazione di pellicole come La prima cosa bella, Tutta la vita davanti e Tutti i santi giorni.

Anche il suo terzo film da autore completo reca infatti i segni di quel particolare miscuglio di osservazione del reale, gusto per la comicità grottesca, affetto per i propri personaggi e un certo uso (con scarto) dello stereotipo. L’aderenza a un realismo di fondo risulta essere poi più forte quando si pensa che la storia del protagonista, interpretato dal decano Giuliano Montaldo, è ispirata a quella del padre di Bruni, anch’egli affetto dal morbo di Alzheimer.

La storia infatti è quella – invero piuttosto classica – dell’incontro – scontro fra una strana coppia costituita da un giovane scapestrato della Trastevere più verace e un anziano poeta ormai non più in grado di seguire perfettamente il corso dei propri pensieri. Alessandro, questo il nome del ragazzo, passe le sue giornate al bar insieme a un gruppo di amici sfaccendati come lui.

L’ultima rissa in cui è coinvolto, che lo vede arrestato dalla polizia, convince il padre che è arrivato il momento di imporre al figlio un lavoro pur di toglierlo dalla strada: poco distante da casa sua vi è un vecchietto svagato che ha bisogno di qualcuno che lo porti a passeggio durante il pomeriggio, quando nessun’altro può prendersene cura.

La conoscenza tra Alessandro e Giorgio, il grande poeta dimenticato di 85 anni che abita in una casa in cui è nascosto un segreto legato alla Seconda Guerra Mondiale, nasce all’insegna della diffidenza e dell’incomprensione, ma un passo dopo l’altro i due stabiliranno un legame molto forte, anche grazie a una gita improvvisata nel passato dell’anziano.

Tutto quello che vuoi è uno strano oggetto nel panorama della commedia italiana, spesso e volentieri ambientate in luoghi irreali e ideali che sembrano non essere mai stati toccati dalla realtà, e dalla malattia. E lo è tanto più perché la sua struttura narrativa è ricalcata sul luogo comune della commedia indie americana della convivenza forzata tra persone molto differenti, con viaggio finale che ne fa riscoprire la vicinanza. Il classico stile da Sundance Film Festival, reso famoso da Little Miss Sunshine e ripreso in modo autoriale da Alexander Payne in Nebraska.

In un certo senso, infatti, sono proprio le svolte narrative “obbligatorie” del film a costituirne la debolezza più evidente, momenti nei quali vengono messi a nudo i meccanismi di scrittura di cui Bruni è senza dubbio maestro. Dove invece Tutto quello che vuoi si fa valere è nel tratteggio di un rapporto originale e gustosamente ironico tra l’ignorantello Alessandro (reso con una certa vivacità da Andrea Carpenzano) e Giorgio: in particolar modo per una volta il cinema italiano sceglie di non edulcorare la malattia, e in tutte le varie fasi del racconto non ci si dimentica mai delle condizioni dell’anziano, per quanto reattivo e sagace questo possa essere.

Il film di certo non eccelle dal punto di vista visivo, e sorprendentemente qualche scricchiolio lo si avverte anche in fase di sceneggiatura e di direzione degli attori. La sincera simpatia che Bruni dimostra nei confronti di ogni personaggio, cui viene data la possibilità di rilucere grazie a piccoli momenti di verità, si scontra con una recitazione degli attori non sempre omogenea.

Per quanto interessanti, i personaggi del padre di Alessandro, della donna che assiste Giorgio, della madre dell’amico di cui è innamorato il ragazzo (interpretata da Donatello Finocchiaro) e della suo nuova conoscenza amorosa entrano ed escono dal racconto in modo arbitrario, finendo per risultare schegge nel più approfondito rapporto tra anziano e ragazzo. Meno riusciti, per quanto altrettanto simpatici e vividi, paiono invece gli amici di Alessandro, forse anche a causa dell’inesperienza degli attori.

Poco male, perché in realtà, pur calcando la mano in modo evidente, il film arriva là dove vuole arrivare, ovvero alla commozione dello spettatore di fronte all’improbabile rapporto di stima e amicizia tra i due protagonista, che viene esaltato dall’onestà con cui ne vengono tratteggiati i caratteri.

Il nostro voto: 6 e mezzo

Una frase: “Ho come un déjà vu”, “Ma che se sente male?”, “Chi? Io? No!”

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