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‘Se dicessimo la verità’ rinnova il valore politico del rito teatrale

Se dicessimo la verità
Ph Futura Tittaferrante

Se dicessimo la verità è uno spettacolo che risponde e rispetta a una delle funzioni essenziali del Teatro: sensibilizzare su tematiche stringenti, assumendosi anche delle responsabilità. In questo caso consiste proprio nell’affrontare argomenti come mafia e legalità senza ergersi sul piedistallo, ma azzerando le distanze.

La struttura semicircolare del Piccolo Teatro Studio Melato si presta ancor più a un’immagine di rito collettivo. Storia dopo storia, si viene sempre più a creare un unico cerchio tra gli artisti e gli spettatori. Sin dall’inizio viene, infatti, rotta la dimensione frontale, una scelta essenziale che vuole suggerire quanto determinate situazioni, che possono apparire lontane, siano tra di noi.
“Ben venga il teatro, la capacità di comunicare con l’Arte attraverso un livello alto ovviamente. C’è la mitologia del doppio petto. Dobbiamo insistere nel far capire, con esempi concreti, che la mafia è popolo dentro il popolo e questa è la sua forza” ha affermato il prof. dalla Chiesa nel corso di un incontro all’interno della rassegna ‘Un’altra storia: Festival dell’impegno civile’.

I bravi interpreti – Maria Chiara Augenti, Daria D’Aloia, Vincenzo D’Amato, Valentina Minzoni e Alessio Vassallo (e con Tommaso Di Giulio alle chitarre e Paolo Volpini alla batteria) – danno voce ora al magistrato, ora al testimone di giustizia (tra cui Maria Stefanelli, prima donna a farlo), ai giovani che hanno costituito un’orchestra nel Rione Sanità e a tanti altri volti. La drammaturgia scritta da Giulia Minoli ed Emanuela Giordano (quest’ultima ha curato anche la regia) è frutto di un lavoro sul campo, certo di rielaborazione e sublimazione artistica, ma che tanto ci racconta di ciò che siamo.

“Nato come opera-dibattito sulla legalità, lo spettacolo, con il titolo ‘Dieci storie proprio così‘, ha debuttato nella stagione 2011 al Teatro San Carlo di Napoli. Nel 2017, in coproduzione con il Piccolo Teatro, si è arricchito di un’ulteriore evoluzione narrativa, sviluppata insieme all’Università degli Studi di Milano e, in particolare, con il Corso di Sociologia della criminalità organizzata di Nando dalla Chiesa, con il quale il Piccolo, attraverso l’‘Osservatorio sul presente’,  svolge da anni un intenso lavoro di studio e riflessione sui temi della legalità” (dalla nota di presentazione).

“Purtroppo, non possiamo più parlare solo di ‘infiltrazioni del crimine’” – hanno spiegato le autrici – “ma di ‘complicità con il crimine’, di ‘prassi criminale’ a cui ci stiamo abituando, con distratta colpevolezza. Il teatro non dispensa lezioni di vita e non offre soluzioni a buon mercato, ma stimoli e opportunità di conoscere e di riflettere: questo noi cerchiamo di fare, con convinzione, pensando soprattutto ai ragazzi. E proprio ai ragazzi ci rivolgiamo con un lavoro che parallelamente realizziamo nelle scuole di tutta Italia perché lo spettacolo non sia solo un’occasione isolata ma parte di un percorso di avvicinamento a temi fondamentali per la loro crescita”.

Partecipando a Se dicessimo la verità si resta attoniti a tante realtà che ignoriamo, a persone che non fanno rumore come altre, ma che vivono sotto scorta per aver avuto il coraggio di parlare compiendo il proprio lavoro (basti pensare a Giovanni Tizian, un giornalista calabrese, traferitosi in Emilia Romagna dopo l’omicidio del padre, funzionario di banca che non si era piegato alla ‘ndrangheta. Laureato in criminologia presso l’Università di Bologna, ha iniziato a scrivere per la Gazzetta di Modena nel 2006, conducendo inchieste sulle infiltrazioni mafiose nel territorio. Dal 2011 vive sotto scorta). Senza puntare il dito, gli artisti ponendosi proprio come persone come noi, a un tratto, giocano col pubblico mettendolo alla prova, provando a porlo di fronte a situazioni quotidiane e interpellando ciascuno di noi su cosa avrebbe fatto. Il bello è che, forse, in questo contesto teatrale, si riesce a rispondere onestamente e ci si sente chiamati in causa in prima persona.

L’augurio è che nonostante siano trascorsi degli anni, questo progetto continui a esistere, raccogliendo sempre più testimonianze di chi ha resistito, restituendole in quella scatola magica grazie al teatro, che arriva laddove gli altri mezzi di comunicazione ancora non possono arrivare e probabilmente non ci riusciranno mai. Con ciò non vogliamo dire che non siano fondamentali gli organi di stampa, i convegni con gli interventi di esperti e di chi mastica tutto ciò, ma ci sembra esistenziale che l’Arte continui ad assumersi anche questo tipo di responsabilità, veicolando e stimolando una coscienza e una consapevolezza individuali e collettive.

Un’altra storia. Festival dell’impegno civile

Alcuni incontri ed eventi di approfondimento

Venerdì 1 marzo

h 19,30 Teatro Puntozero Beccaria (c/o I.P.M “Cesare Beccaria”, Via dei Calchi Taeggi 20, Milano) ‘Al posto mio’ concerto del rapper napoletano Lucariello, in scena insieme agli artisti dell’IPM Beccaria. Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria

Sabato 2 marzo
h 11,30, Chiostro Nina Vinchi ‘La mafia si è globalizzata. E l’antimafia?’
Incontro con Nando dalla Chiesa, Alessandra Dolci e Monica Forte. Modera Gianni Barbacetto.
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria sul sito

h 16,30, Piccolo Teatro Studio Melato ‘Faccia a faccia Giovanni Minoli – Nicola Gratteri’. Incontro con il giornalista Giovanni Minoli e il Procuratore della Repubblica a Catanzaro Nicola Gratteri.
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria

h 20,30, Piccolo Teatro Studio Melato al termine dello spettacolo
‘Da Vittoria a Milano: il viaggio del pomodorino’ Incontro con il giornalista Paolo Borrometi riservato agli spettatori dello spettacolo (recita delle h 19,30)

Domenica 3 marzo
h 11,30, Piccolo Teatro Studio Melato Proiezione del documentario in anteprima
‘Follow the paintings’ di Francesca Sironi, Alberto Gottardo e Paolo Fantauzzi
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria

Dieci storie proprio così – Terzo atto

Il percorso di questo progetto prosegue martedì 19 marzo h 21 e mercoledì 20 marzo h 10 al Teatro Niccolini di Firenze. “Una “ragionata” provocazione contro quella rete mafiosa, trasversale e onnipresente, che vorrebbe sconfitta la coscienza collettiva, la capacità di capire e reagire. È lo svelamento dei complessi legami che si intrecciano tra economia “legale” ed economia “criminale”, legami che uccidono il libero mercato e minacciano gravemente il nostro futuro”.

Riassumendo

Se dicessimo la verità, dal 27 febbraio al 3 marzo 2019

Piccolo Teatro Studio Melato

DURATA: 65′

ORARI: mercoledì e venerdì h 20,30; giovedì e sabato h 19,30; domenica h 16 e h 19,30.

PREZZI: platea 25€; balconata 22€

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