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‘L’importanza di chiamarsi Ernesto’ torna in scena all’Elfo. La recensione

L'importanza di chiamarsi Ernesto recensione
Ph Laila Pozzo

L’importanza di chiamarsi Ernesto torna in scena all’Elfo Puccini per la stagione 2019 – 2020 per quasi tutto il mese di dicembre. Leggete nel nostro articolo perché merita di essere visto.

La recensione è stata realizzata nel dicembre 2017 dopo il debutto

Lo scrittore francese André Gide su Oscar Wilde

“A chi sa ascoltare con intelligenza (le opere di Wilde) rivelano molto dell’autore. Si potrebbe dire che il loro il valore letterario è direttamente legato alla loro importanza confidenziale. E ancora mi meraviglio di quanta poca sorpresa scaturisse da questo fatto, in una vita tanto curiosamente consapevole, dove persino il fortuito appariva deliberato”.

L’importanza di chiamarsi Ernesto: sinossi

John Worthing è il tutore di Cecilia Cardew, amabile fanciulla che vive nella campagna londinese, al riparo anche dalle “tentazioni” della città. Integerrimo quando è in questa veste, ha inventato l’esistenza di un fratello per motivare le sue trasferte nella capitale, dove vive la fidanzata Gwendolen, cugina dell’amico Algernon. L’uomo però si è presentato a lei come Ernesto, nome tanto adorato dalla donna. Sempre più desideroso di sposarla prende una decisione rispetto al fratello immaginario da cui si innescherà tutta una dinamica di svelamenti e rivelazioni.

L’importanza di chiamarsi Ernesto: recensione

L’Elfo Puccini, permetteteci l’espressione, mette a segno un altro bel colpo in questa prima parte di stagione. Dopo Atti osceni – I tre processi di Oscar Wilde, dimostra di saper passare senza soluzione di continuità a un altro testo dell’autore irlandese che suona e smuove corde differenti, ma anche per questo può essere insidioso. Il duo registico Ferdinando Bruni e Francesco Frongia sceglie di comunicare sin dall’apertura di sipario quale linea abbiano intrapreso. Le tre pareti e lo stesso pavimento hanno una prevalenza di bianco quasi a voler richiamare il concetto di purezza insito nel concetto di onesto. Al contempo, però, suggerisce un’astrazione, come se quei personaggi borghesi non fossero più “solo” del tempo di Wilde, ma universali – merito anche della caratterizzazione che gli interpreti gli conferiscono.

L'importanza di chiamarsi Ernesto recensione
Ph Laila Pozzo

In linea con una recitazione sopra le righe (ma che mai risulta fuori luogo), coi loro costumi (sempre curati da Bruni e Frongia insieme alle scene) colorati e ben studiati, diventano delle pennellate di colore nell’affresco che l’autore irlandese ha costruito, ben espresso in maniera pop dalla messa in scena dell’Elfo. Emergono una cura nei dettagli e nelle intonazioni non indifferenti e sintomatica è la scelta di barrare Ernesto nel titolo. Questo nome proprio, in inglese, foneticamente è quasi identico alla parola ‘earnest’ che significa affidabile e sincero e, in fondo, la commedia ruota proprio attorno a questo concetto, facendo venire a galla, con leggerezza e divertimento, non solo le maschere che si indossano per i cosiddetti ruoli sociali, ma anche con noi stessi.

“Se avessi un altro nome tu non potresti amarmi”, fa tornare in mente queste parole shakespeariane da ‘Romeo e Giulietta‘: “Cosa c’è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo” (Giulietta nella seconda scena dell’Atto II).  Qui, le carte son capovolte, sembra proprio che i sentimenti possano mutare quasi fosse il nome a rendere sincera la persona che lo porta. Per chi non conoscesse ancora il testo, volutamente non ci siamo addentrati troppo nel dispiegare il gioco delle parti (e delle parole – ponetevi attenzione) e dello smascheramento, anche per farvi godere il divertimento. La sfavillante riuscita è merito di ciascun interprete perciò vogliamo citarli tutti: Ida Marinelli (Lady Bracknell), Elena Russo Arman (Gwendolen Fairfax), Giuseppe Lanino (John Worthing), Riccardo Buffonini (Algernon Moncrieff), Luca Toracca (Reverendo canonico Chasuble), Cinzia Spanò (Miss Prism), Camilla Violante Scheller (Cecily Cardew) e Nicola Stravalaci (Merriman/Lane). Siamo abbastanza sicuri che, tenendo conto del riscontro di pubblico, L’importanza di chiamarsi Ernesto potrebbe essere riproposto, oltre ad avere tutte le carte per una tournée.

Riassumendo

L’importanza di chiamarsi Ernesto, dal 3 al 31 dicembre 2019

Teatro Elfo Puccini

DURATA: 135 più intervallo

ORARI: da martedì a sabato h 20,30; domenica h 16

PREZZI: intero 33€; martedì posto unico 22€; ridotto under25 e over65 17,50€; under18 13,50€ e scuole 12€. È valido l’abbonamento Invito a Teatro – tagliando Elfo Puccini.

 

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