Pubblicato in: Interviste

Ha lavorato anche con Dario Fo e Franca Rame: Alessandra Faiella si racconta a Milano Weekend

Alessandra Faiella ci ha appena conquistati in apPUNTI G (al Teatro Verdi fino a domenica 19 novembre), dove ancora una volta ha messo in campo, non solo la sua bravura di attrice comica, ma anche la non scontata capacità di mettersi in discussione. L’artista è davvero comunicativa nel dar voce alle donne (e non solo) facendoci sorridere di quei nodi di cui non si riesce a fare i conti neanche con se stessi.

In quest’intervista si è raccontata, passando dalla “nota dolente” per noi (per lei non è un tabù) del sesso alla sua amata Milano e tanto altro ancora.

Alessandra Faiella ci racconta la genesi di apPUNTI G

Cosa vi ha spinto a scrivere questo testo, che come riporta la scheda, avete deciso di firmare come “Collettivo Appunti G”?

La scrittura è collettiva, però l’idea di partenza proviene da Rita Pelusio. Tutto è nato come un gioco: lei si era fatta disegnare una g sul collo, a mo’ di provocazione, il motto era: “mi disegno il punto G cosicché anche tu, imbranato, puoi trovarlo”.Si era fatta fotografare da Laila Pozzo e l’intenzione era quella di realizzare una grande mostra  – cosa che ancora ci auguriamo. Ci piacerebbe che ‘apPUNTI G’ fosse un work in progress, da sviluppare nel tempo, apportando anche delle novità. Sono state realizzate delle foto con il punto G disegnato dove le donne, più o meno note, avevano indicato. Successivamente si è svolto il Festival delle Lettere dove abbiamo realizzato ‘Lettera G’ e da lì, il tutto si è ampliato con ulteriori scritti fino a diventare un vero e proprio spettacolo.

Com’è arrivato il coinvolgimento della giornalista Livia Grossi?

Durante il Festival delle Lettere in quanto Livia è da sempre impegnata su temi al femminile, dando luogo anche a reportage come quello che utilizza all’interno dello spettacolo sul problema dell’infibulazione. Quasi per caso è nata la commissione tra lo spettacolo comico e dei momenti giornalistici, ritengo che in questo risieda l’originalità di ‘apPUNTI G’.

La sessualità secondo Alessandra Faiella

Alessandra, anche in altri lavori ha affrontato il tema della sessualità come crede di aver contribuito a sdoganare questo tabù e come mai secondo lei esiste ancora?

Questi argomenti mi affascinano da tempo. Sono sempre molto in difficoltà quando penso di aver cambiato qualcosa, non per un’umiltà di facciata, ma perché credo che purtroppo sia veramente difficile contribuire a mutare le cose. Sicuramente noi operatori culturali facciamo del nostro meglio per portare dei contenuti e per non fare solo ridere così un pochino a vuoto in quanto attrici comiche. Su quanto questo riesca a cambiare le cose onestamente non lo so, certamente mi auguro che uno spettacolo possa quantomeno far riflettere, ma ciò avviene se si è anche predisposti a riflettere. Sì spero che piano piano possa esserci un riflesso su tutta la società. Mi sembra che purtroppo sia molto lento il processo di consapevolezza sociale su questi temi.

Come se lo spiega?

Ci vorrebbero un filosofo o una sociologa e forse nemmeno loro riuscirebbero a trovare una motivazione. Ad ogni modo sono retaggi molto antichi. Potrei citare la filosofa contemporanea a cui è caro il femminismo, Lea Melandri, la quale evidenzia quanto sia molto difficile da scalzare un’immagine della donna legata o alla sessualità o alla maternità e, tra questi due poli, c’è l’uomo, incapace di uscire da una relazione che sia o di maternage o di sessualizzazione a tutti i costi. Quindi il problema risiede, in parte, nella psicologia maschile e nella diversità fisiologica di genere. Alcuni retaggi culturali faticano ad andare via perché fanno comodo non tanto gli uomini, ma al potere. La questione è complessa, innegabilmente abbiamo fatto dei grandi passi avanti, però ce ne sono ancora tanti da compiere.

Nel complesso per lei è legato alla differenza di genere a cui accennava?

Sicuramennte la sessualità è un aspetto molto intimo e delicato delle persone. Tutti banalizziamo facendo riferimento al grande accesso odierno alla pornografia; in realtà quest’ultima provoca una svalorizzazione della sessualità, non ne è un’esaltazione come incontro tra gli individui. È un’illusione di liberazione, penso potrebbe essere anzi un passo indietro soprattutto se usata malamente. Non è semplice capire la sessualità dell’altro, il che rende tutto più faticoso.

‘apPUNTI G’ del Collettivo Appunti G. Foto Laila Pozzo

Non ha mai provato inibizione verso questo tema?

No, sono stata educata in modo libero da mio padre e mia madre, i quali erano una coppia molto aperta. Forse si sforzavano un pochino perché erano genitori progressisti negli anni in cui bisognava esserlo. Non ho nessuna difficoltà a parlarne perché credo che siano argomenti così fondanti dell’essere umano, anche nel misticismo stesso c’è un elemento sessuale fortissimo.
Stiamo parlando di qualcosa di così naturale che non sono mai riuscita a capire come mai ci si possa vergognare nel trattarla.

In platea a vedervi c’era una prevalenza di pubblico femminile…

Essendo ‘apPunti G’, quindi sessualità femminile, le donne si sentono più coinvolte e, in fondo, è anche normale. Dovrebbe essere un tema universale o forse anche questo è un segno che gli uomini non sono ancora abbastanza pronti a trattare la sessualità femminile.

Alessandra Faiella e la chiave dell’umorismo

Quanto l’auto-ironia l’ha aiutata e aiuta sia sul piano artistico che quotidiano?

Il 3 dicembre terrò questa giornata intensiva sull’humor training e cioè l’utilizzo dell’umorismo nella vita di tutti i giorni, dal lavoro ai rapporti interpersonali.
Senz’altro mi supporta molto perché sto vivendo un periodo veramente difficile a livello personale, io chiamo questi anni a cui ho la “disgrazia” di appartenere questi anni come l’età sandwich, in cui sei schiacciato dai genitori che invecchiano e dall’altro lato dai figli adolescenti. Quasi tutti prima o poi ci passiamo e, ancor più, in questa fase mi sta aiutando molto. Credo sia davvero uno strumento fondamentale perché l’umorismo si basa sul distacco dai problemi, non riesci a riderci sopra se ci sei calato dentro, nel pieno della sofferenza. Nel momento in cui prendi un po’ le distanze – e l’umorismo può nascere solo se ciò si verifica – allora sei in grado di esorcizzare il dolore.

‘La versione di Barbie’ della stessa Faiella

Pensando al corso, anche in chi possiede zero umorismo, riesce a farglielo emergere?

Adesso io non sono Padre Pio [lo dice, per l’appunto, con sense of humor] però degli spunti e degli strumenti tecnici penso di essere in grado di fornirli. Su tempi più lunghi, ho notato risultati anche sorprendenti. Ad esempio ne ho realizzato uno con le donne mastectomizzate, le quali arrivavano traumatizzate dall’esperienza del tumore al seno, e attraverso il teatro comico alla fine riuscivano addirittura a raccontare in chiave umoristica la loro malattia.
In ognuno di noi esiste un nucleo capace di attivarsi, magari con alcune indicazioni accade più facilmente. L’auto-ironia non è semplice, lo spunto è come fare a guardarsi, ad auto osservarsi e non è così impossibile. Un esercizio consiste nel guardarsi mediante lo sguardo degli altri, che cosa dicono di noi e noi ci riconosciamo. Piano piano si comincia a prendersi un po’ in giro ed è qualcosa che aiuta veramente tanto perché la persona che si prende troppo sul serio poi difficilmente potrà entrare tanto in gioco con chi la circonda, magari entra in relazione. Alcuni vengono ai corsi di teatro comico non per il desiderio di diventare dei comici, ma proprio per superare la timidezza.

Alessandra Faiella e Milano

Lei è nata a Milano e continua a risiedervi. Come ha visto cambiare questa città?

Sono di parte poiché sono innamorata persa di Milano. Sono nata e vissuta qui e mi piace moltissimo, ho girato tanto ovviamente col mio lavoro per via delle tournée, toccando posti meravigliosi, però Milano è straordinaria dal punto di vista delle opportunità culturali e della crescita anche personale che si può fare in questa città. Non a caso tante persone vengono qui e si dice vengono qui per trovare lavoro, non credo sia solo per questo. Milano è una città viva, sempre all’avanguardia e in fermento. Negli anni ’80, quando ero ragazza, forse era un po’ più accessibile rispetto ai costi degli eventi; oggi, per chi non ha grande disponibilità economica, non è semplice usufruire di certi servizi, però con tutto ciò che offre.

Alessandra Faiella e il rapporto con Dario Fo e Franca Rame

Lei ha lavorato anche con Dario Fo e Franca Rame, vuole condividere un loro ricordo?

Sono stati due maestri, ho avuto l’onore e il privilegio di poter lavorare con loro e questa esperienza mi ha segnato profondamente. Sapevo i testi di Dario Fo a memoria ancora prima di conoscerlo di persona perché quando ero ragazzina e ho iniziato ad appassionarmi di teatro, andavo quasi tutti i giorni alla Biblioteca Sormani a vedermi i video di ‘Mistero Buffo’. Se penso a loro, mi viene subito in mente il provino e quando mi hanno comunicato che avrei fatto la tournée con loro. È stato uno dei momenti più belli della mia vita da un punto di vista artistico. Ricordo Franca come una persona molto divertente, una volta invitò nella sua casa in Romagna un gruppo di attrici, in cui c’eravamo io e Milvia Marigliano e lì abbiamo passato alcuni giorni veramente divertenti, a ridere e chiacchierare.

La Rame ha affrontato molto anche la sessualità, quanto l’ha influenzata?

Sicuramente è stata una maestra anche in questo, riusciva a comunicare benissimo dei tasti così delicati. Io ho messo in scena anche il suo testo ‘Sesso? Grazie tanto per gradire!’ e in ‘apPUNTI G’ citiamo ‘La lezione di orgasmo’. Lei era donna di una certa generazione, per cui immagino che con difficoltà parlasse di sesso, e proprio per questo aveva deciso di dar vita a ‘Sesso? Grazie tanto per gradire!’ con l’aiuto del figlio e anche di Dario. Mi aveva fatto sbellicare dalle risate e al contempo riflettere tanto.

‘Rosalyn’ di Edoardo Erba, regia Serena Sinigaglia. Foto Marina Alessi

Alessandra Faiella e l’auto-drammaturgia

Da cosa deriva la sua tendenza a scrivere i testi da mettere in scena? c’entra il non esserci ruoli interessanti?

Ho sempre operato in tal senso per il tipo di comicità che avevo voglia di esprimere, desideravo e desidero parlare di una mia visione della realtà. Non a caso ‘La versione di Barbie’ nasce da un libro che ho pubblicato per Mondadori perché, spesso, prima c’è l’esigenza di dire delle sensazioni o riflessioni e poi nasce la drammaturgia.

I prossimi progetti di Alessandra Faiella

In cosa sarà impegnata prossimamente?

In questi mesi ho altri tre spettacoli che gireranno: la ripresa di ‘Rosalyn’ con Marina Massironi e testo di Edoardo Erba (regia di Serena Sinigaglia, sarà al Teatro Carcano di Milano dall’11 al 21 gennaio 2018 e poi in tournée), ‘Il cielo in una pancia’ (dal 27 al 29 e il 31 dicembre al Teatro Verdi di Milano) e ‘La versione di Barbie’ (il 26 novembre al Teatro Giuseppe Verdi di Pordenone).
Continuo a portare avanti anche i miei impegni di insegnante al Centro Teatro Attivo, quest’anno con Rita Pelusio e Riccardo Pifari ci siamo distribuiti dei momenti di laboratorio all’interno dello stesso corso.

Etichette: