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Venere in pelliccia con una Sabrina Impacciatore ironica e charmant. La recensione

Venere in pelliccia Sabrina Impacciatore
Ph Fabio Lovino

Ad apertura di sipario si palesa subito la location di questa storia: una sala prove. Valter Malosti fa se stesso, il regista, interpretando ciò che egli è, ma anche il ruolo che riveste. Da queste prime mosse prende il via Venere in pelliccia, che mai prima d’ora era stato messo in scena in Italia. Il testo di David Ives (adattamento del romanzo omonimo di fine ‘800 stilato da Leopold von Sacher-Masoch), reso noto dal film del 2013, diretto da Roman Polanski con Emmannuelle Seigner e Mathieu Amalric. Certamente il lungometraggio mostrava la sua origine drammaturgica, ma al contempo aveva come punti di forza i primi piani e i dettagli catturati dalla macchina da presa – e in un’opera che pone al centro il corpo (oltre che i sottotesti) sono fondamentali.

Anche in questa rappresentazione si gioca molto col corpo, in maniera raffinata, con una Sabrina Impacciatore che pone in atto una “danza” della seduzione, dove ora si mostra, ora si sottrae. Siamo spesso abituati a vederla sullo schermo e in questo ruolo è stata una piacevole sorpresa. Merito va alle sue doti interpretative, ma anche al lavoro – immaginiamo – fatto col regista nel cucirsi addosso questo personaggio così ambiguo. Si corre sul filo del rasoio tra ciò che racconta il testo e l’atto stesso del recitare. Non è un caso che l’attrice che si presenta fuori tempo massimo per un provino abbia lo stesso nome della protagonista del romanzo (lei è Vanda Jordan, mentre la “femme fatale” ottocentesca era stata denominata Wanda Von Dunayev).

Il copione di partenza sa essere ora molto sottile, ora altrettanto esplicito con le parole e gli interpreti assecondano queste qualità fino a un capovolgimento delle parti (che non vi sveliamo qualora non abbiate avuto modo neanche di vedere il film) portando il pubblico a riflettere su dinamiche di potere e di genere. Le carte messe in campo sulle tavole del palcoscenico sono tante e il bello consiste proprio nello scoprirle in platea, assaporando qualche “arma” di cui (forse) non si ha la consapevolezza. Qual è il limite oltre cui si oltrepassa il limite? scopritelo  in teatro.

Una curiosità: questa produzione è la prima messinscena italiana di Venere in pelliccia.

Riassumendo

Venere in pelliccia, dal 25 gennaio al 4 febbraio 2018

Teatro Carcano

DURATA: 105′

ORARI: lunedì riposo; da martedì a giovedì e sabato h 20,30; venerdì h 19,30; domenica h 16

PREZZI: poltronissima 34€; balconata 25€

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