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Thermae Romae, recensione in anteprima

thermae romae 1

thermae romae 1I libri di storia ci tramandano che le Terme per i romani erano un luogo di aggregazione e benessere, uno dei modi per gli imperatori di ingraziarsi il popolo e imporre la loro autorevolezza con costruzioni sempre più colossali e sontuose. Thermae Romae cala lo spettatore in quell’atmosfera. Il film per la regia di Takeuchi Hideki si può definire un peplum fantasy nippo-latino che approderà nelle sale il 26 giugno 2014

Un bizzarro viaggio fra passato e presente: dalla Roma dell’imperatore Adriano all’odierno Giappone, con un occhio di riguardo alle tradizioni orientali. Tratto dal manga di Mari Yamazaki con il titolo omonimo, la pellicola è stata accolta calorosamente al Far East Film Festival (manifestazione dedicata al cinema asiatico a Udine). Protagonista di questa “turbinosa” avventura è Lucius Modestus, nella persona dell’aitante Abe Hiroshi, convincente idolo del cinema nipponico. Lucius è un famoso architetto romano del 128 d.C in penosa crisi creativa.

In una seduta con l’amico alle Terme, Lucius finirà per caso in un violentissimo mulinello d’acqua, una sorta di tunnel del tempo, da cui verrà letteralmente catapultato in un odierno bagno giapponese, sotto gli occhi attoniti degli anziani avventori. Ben presto, il romano battezzerà gli abitanti di quello strano mondo come “schiavi dalla faccia piatta” e stupito, nei suoi continui viaggi, farà tesoro delle tecniche di questi progrediti “occhi allungati” trasferendole, a suo modo, a Roma.

Nelle sue incursioni, il conservatore e schivo Lucius conoscerà i più stravaganti personaggi fra cui una disegnatrice di manga (Ueto Aya). Con le sue innovative trovate, l’architetto entra nelle grazie di Adriano, che gli commissiona la costruzione delle Terme nel suo palazzo, ma nuovi capovolgimenti politici fanno da sfondo nella Città Eterna fra complotti e menzogne sulla successione all’imperatore. Modestus, insieme alla sua nuova amica disegnatrice, cambierà le sorti della storia.

Thermae Romae si destreggia bene fra gag e nonsense, piuttosto consuete, in salsa nipponica, in parte ispirate dal veterano del genere Mel Brooks passando per I visitatori di Jean Marie Poirè. Il film fa leva su alcune trovate originali, Hideki schiera un gruppo di attori compaesani dai tratti quasi occidentali nei ruoli cardine della storia, dando la sensazione che ci sia una sorta di asse italo-nipponico, con tanto di snocciolante latino maccheronico.

Girato in parte a Cinecittà con comparse italiane, Thermae Romae è suggestivo, complice la computer grafica, che riporta a quelle atmosfere pittoriche alla Maccari nel suo ritratto al Senato romano e dove il taglio della luce dalle calde candele si contrappone alla argentea luna.  Caratterizzato da una forte vena comica ben riuscita specie nel destreggiarsi del neofita Lucius fra le sconosciute diavolerie tecnologiche e la sua versione tutta romana di tali “meraviglie”, il film accusa un punto debole per fluidità e ritmo nei bruschi contraccolpi dovuti ai continui e inaspettati salti temporali. Un film godibile, arricchito da una colonna musicale lirica, fra la marcia dell’Aida di Verdi e le arie di Puccini, in un incontro fra passato e presente, con una punta di nostalgia per le tradizioni giapponesi.

Voto per noi: 8-

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