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Saccarina in una Milano amara: la recensione

Marco Valerio 10 anni fa

saccarinaUna Milano poco attraente fa da scenario alle vicissitudini di due attori poco capaci e un cane poco fedele, sotto la guida di un produttore poco raccomandabile, seguendo le indicazioni di un autore poco presente, preparano la registrazione della puntata pilota di una fiction poco appetibile.

Questa la trama di Saccarina, spettacolo attualmente in scena al Teatro Franco Parenti e in replica presso lo stabile di via Pierlombardo fino a giovedì 24 aprile.

Tratto da un testo di Davide Carnevali, vincitore dell’edizione 2013 del Premio Riccione per il Teatro, Saccarina è una ironica e disincantata commedia, divertente e arrabbiata, intelligente e amara, espressione di una disperazione esistenziale e di un senso di inadeguatezza (alla vita, al grande metropoli disumanizzata e disumanizzante) dilanianti, raccontando il tutto con un perfetto equilibrio tra la componente più drammatica e quella più grottesca.

Grossolano e al limite della cialtroneria è, ad esempio, il produttore (Alberto Onofrietti), una sorta di cummenda Zampetti 2.0 più caustico e implacabile, traffichino e approssimativo, mosso da un desiderio di successo che prescinde da tutto, soprattutto dai rapporti umani.

E altrettanto grotteschi sono i due attori che cercano finalmente l’occasione giusta per “fare il botto”: Valentina (Silvia Giulia Mendola) è volata a Londra per sfondare come attrice, ma è tornata in Italia dopo due anni passati a servire ai tavoli dei bar; Dodo (Fabrizio Martorelli) si arrabatta tra spettacoli d’avanguardia, notti insonni guardando TeleMilanomia e il sogno di andarsene da una città sempre più brutta e soggiogata da fatiscenti costruzioni che provano a nascondere una totale mancanza di prospettive per il futuro.

Valentina e Dodo sono due personaggi sconfitti, umiliati ma rabbiosamente desiderosi di riscatto, soli e teneri eppure capaci di insospettabili manifestazioni di egoismo e autoconservazione. La Milano alienante e fredda di Expo, della moda, e del lusso sfavillante quanto estemporaneo fa da sfondo a questa storia di sopravvivenza e sopraffazione, comica e disperata, un compendio estremamente contemporaneo, ficcante e centrato, di miserie e tragedie umane.

Saccarina è una riuscitissima analisi sociale, minuziosamente attenta ai risvolti ambientali, psicologici e materiali della realtà capace di passare al setaccio la cronaca, l’attualità per smascherare debolezze, sotterfugi e piccolezze del nostro tempo. Il tutto con uno sguardo lucido, mordace, senza pietà, perfino cattivo. Perché la commedia, come la vita (e come troppo spesso ormai siamo portati a dimenticare) è cattiva, anzi spietata.

Come spietato è il caffè nero che assorbe le zollette di zucchero e le circonda senza via d’uscita. Quelle zollette che diventano metafora di esseri umani destinati a farsi risucchiare da un ammasso nero di opportunismi, ipocrisie e prevaricazioni.

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