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Milano e la Mala: il romanzo criminale di una città in mostra

mostra milano e la mala

 

La storia di una città raccontata attraverso il suo lato oscuro. Quarant’anni di volti e storie criminali, rapine, assalti, bische clandestine, signori della droga, covi segreti e sequestri. E, naturalmente, il racconto di chi lavorava per contrastarli. Ha appena aperto i battenti Milano e la mala, mostra inconsueta e originale che si può visitare a Palazzo Morando fino all’11 febbraio 2018.

Sottotitolo: Storia criminale della città, dalla rapina di via Osoppo a Vallanzasca, è stata curata da Stefano Galli, promossa da Comune di Milano, organizzata dall’Associazione Spirale d’Idee con la Polizia di Stato
Cosa troverete in mostra? Il racconto di nascita e affermazione della criminalità a Milano, tra la fine degli anni quaranta e la metà degli anni ottanta, attraverso 170 immagini d’epoca, documenti e “strumenti del mestiere” come la celebre custodia del mitra di Luciano Lutring, i dadi usati nelle bische e, ancora, le armi utilizzate dalla polizia per combattere il crimine.

Milano e la Mala, il percorso

Il percorso espositivo, ordinato cronologicamente, prende avvio dalla fine della seconda guerra mondiale e si dipana attraverso la famosa rapina di via Osoppo del 1958, definita “il colpo del secolo”: l’assalto di sette uomini a un portavalori che si impossessò di un bottino di oltre 614 milioni di lire senza neppure sparare un colpo. L’episodio rappresentò l’apice della Ligera, una forma di delinquenza tutta milanese che ebbe origine già nel XIX secolo, composta da piccoli gruppi di criminali e spesso “romanticamente” ricordata anche nelle canzoni popolari.

L’assalto al portavalori di via Osoppo segnò la fine di questo tipo di malavita lasciando il campo, nel ventennio 1960-1980, a una nuova forma criminale strutturata in gruppi omogenei – anche di stampo mafioso – diretta al controllo del gioco d’azzardo, della prostituzione e, infine, del traffico degli stupefacenti. Tra i protagonisti di questa stagione nomi del calibro di Francis Turatello, Angelo Epaminonda, Renato Vallanzasca.

A fare da sfondo a queste imprese c’è una metropoli come Milano che, a seguito del boom economico, si modifica in maniera profonda. La Milano della Mala è una città che vive anche di notte nelle bische, nei night club, nei circoli privati. L’esposizione documenta tutte queste atmosfere, oltre a riportare in primo piano i quartieri della malavita: il Giambellino, l’Isola, via Conca del Naviglio e il Ticinese.

mostra milano e la mala

Particolari focus sono dedicati a specifici fenomeni – i sequestri reali e quelli solamente minacciati, i luoghi di detenzione e le rivolte carcerarie – e ai gruppi di feroci killer come i famigerati Apaches di Epaminonda che terrorizzarono la città nei primissimi anni ottanta. Un importante approfondimento è rivolto ai rappresentanti delle forze dell’ordine, in primis la Polizia di Stato con il Commissario Mario Nardone e il futuro Questore Achille Serra.

Sono evidenziate e illustrate le indagini della Questura di Milano volte a contrastare la criminalità di quegli anni, l’evoluzione delle tecniche investigative e dei supporti tecnici. L’esposizione si chiude idealmente con la sezione dedicata a Renato Vallanzasca, il bandito della Comasina, ultimo rappresentante di una malavita milanese che dai primi anni ottanta lascerà il passo a nuove forme di criminalità.

Milano e la Mala, la nostra visita

Nessun fascino del male, nessuna elegia dei cattivi ma una mostra dalla parte dei buoni: così l’hanno definita Claudio A.M. Salsi, direttore Area Soprintendenza Castello, Musei Archeologici e Musei Storici, e il questore della provincia di Milano Marcello Cardona. Eppure è difficile non cedere al fascino quasi cinematografico di certi allestimenti.

La Ligera, Milano spara, Il bel René, frasi come slogan di locandine campeggiano in alto nelle sale e quando si ammirano angoli come quello che ripropone le strumentazioni tecniche e degli arredi di ufficio originali, della Questura di Milano in quegli anni e custoditi presso gli archivi ed il Museo Storico della Polizia di Stato. Oppure le armi messe a disposizione dalla Fabbrica d’armi Pietro Beretta. O ancora la Giulia super 1.600 grigio verde della Polizia di Stato, in uso alla Questura di Milano in quegli anni.

Grazie al Museo del Manifesto Cinematografico Fermo Immagine l’effetto cinema aumenta con sei delle 23 locandine originali di film polizieschi degli anni ‘60 e ‘70 girati a Milano, donate alla Questura di Milano ed esposte negli uffici del Commissariato Greco Turro.

mostra milano e la mala

Sono 170 le immagini in mostra, alcune crude, di morti ammazzati, corpi senza vita, altre memoria quasi neorealistica di un’epoca che non c’è più, o quanto meno non con quelle caratteristiche. Retate di prostitute negli anni ’50, scene di vita quotidiana nel Beccaria nei ’40, scatti patinati di gangster in doppiopetto e pupe bionde cotonate in un night. E poi le bische clandestine, i primi signori della droga, ma anche le prime pagine dei giornali dell’epoca, i volti dei poliziotti e dei carabinieri feriti o caduti in assalti, inseguimenti e risse.

C’è perfino il glossario del gergo usato dalla mala e, a dimostrazione di quanto questo mondo sommerso permeasse Milano e la società di allora, un altro pannello ricorda che personaggi, atmosfere e luoghi di quegli anni (siamo tra i ’50 e i ’60) furono anche immortalati nelle canzoni di artisti come Ornella Vanoni, Nanni Svampa, Jannacci e Gaber.

Milano e la Mala, perché vederla

La sfida del curatore Stefano Galli era quella di raccontare la storia della città con un taglio insolito, con tutte le difficoltà di mostrare un periodo lungo quarant’anni così complesso. Ha deciso di farlo attraverso le immagini – 170, molte uscite per la prima volta dagli archivi, anche da quelli delle forze dell’ordine, altre forse impresse nella memoria di chi in quegli anni c’era perché stampate sulle prime pagine dei giornali – ma anche cimeli, come le armi da guerra di polizia e malavitosi. Ecco il racconto di una malavita che si evolve, quasi improvvisata negli anni ’50 partire dagli assalti alle gioiellerie, poi sempre più sofisticata.

Perché vedere questa mostra? Perché si tratta di un racconto rigoroso, fatto con spirito di documentazione, di una storia lunga quarant’anni per chi l’ha vista e vissuta, e ne rivivrà forse le atmosfere, e per chi non c’era.

Chi ama i film polizieschi e i gialli si scoprirà a pensarsi in un romanzo noir, ma questa ė la realtà. Verranno in mente i noir alla Scerbanenco. Ma per chi li scriveva in quegli anni era materia viva, storia di tutti i giorni. Fatta di morti ammazzati, battute a macchina, squadra mobile, telefoni roventi nel cuore della notte.

Ma sottolineano gli organizzatori, visitare Milano e la Mala potrà ridare volto e riflettori a chi ha lavorato per contrastare la criminalità in città.

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Riassumendo

Milano e la Mala

9 novembre 2017 – 11 febbraio 2018
Palazzo Morando, Costume Moda Immagine, spazi espositivi piano terra, via Sant’Andrea 6
Orari: martedì – domenica 10-20; giovedì 10 – 22.30
Biglietti: intero 10 euro, ridotto 8 euro

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