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‘Cuore di cane’ al Piccolo Teatro compie la radiografia dell’essere (dis)umano

Cuore di cane Piccolo Teatro
Ph Masiar Pasquali

Cuore di cane, visto al Piccolo Teatro di Milano (prima produzione del 2019 del Piccolo), per la regia di Giorgio Sangati, è uno spettacolo che riesce a far riflettere sulla natura dell’essere umano, scavando in profondità, puntando sulla forza dei gesti e dei corpi degli attori. Ed è proprio alla compagnia che va dato grande merito rispetto alla resa dello spettacolo, a partire dai due protagonisti principali, Paolo Pierobon nei panni del cane randagio Pallino e Sandro Lombardi nei panni del professore. Con loro in scena Lorenzo Demaria, Giovanni Franzoni, Lucia Marinsalta e Bruna Rossi.

Cuore di cane Piccolo Teatro: sinossi

Il testo racconta la vicenda del cane randagio Pallino, che il Professor Preobražénskij sottopone a un curioso esperimento: gli trapianta l’ipofisi di un essere umano. Il Professore, medico che lavora con una clientela di ricchi moscoviti, cerca una terapia che ringiovanisca le persone. Eseguito il trapianto e scoperto che l’ipofisi, in realtà, nascondeva il segreto dello sviluppo umano, il dottore procede a una forzata rieducazione, tesa a fare del cane un uomo a tutti gli effetti. La situazione, però, gli sfugge di mano e Pallino si tramuta nel “cittadino Pallinov” modello ideale dell’uomo nuovo sovietico tanto detestato dal borghese e nostalgico Professore.

La trasformazione di Pallino da cane a uomo si traduce nella sua “disumanizzazione”: sorta di “anti-Arlecchino post sovietico”, preso a calci, ustionato, reclutato, operato, “rieducato”, registrato e sfruttato, schiacciato tra l’esperimento positivista del Professore e quello sociale del nuovo sistema politico, Pallino-Pallinov diventa il grimaldello che scardina le contraddizioni di un mondo fondato sull’ipocrisia e sull’opportunismo, diventando pericoloso, distruttivo e devastante, perché portatore di un’animalità/umanità crudele, irriverente e violenta ma, per contro, naïve e sincera.

Cuore di cane Piccolo Teatro: recensione

Non era semplice trasformare in una drammaturgia traducibile per la scena il noto lungo racconto di Bulgakov (compito toccato a Stefano Massini) e forse ancor più impresa ardua – e a suo modo coraggiosa – era metterlo in scena. La qualità interpretativa della compagnia si nota sin dai primi minuti, per l’abilità di rendere concrete situazioni storico-culturali apparentemente lontane – la società post leninista (ma con cui non si possono non cogliere dei punti di contatto), andando alla radice dell’essere umano, senza ipocrisia anche rispetto ala disumanità.

Colpisce tutto il lavoro sul linguaggio (la giusta chiave che andava adoperata) e come, in particolare Pierobon, faccia cogliere l’evoluzione-involuzione dal verso animale alla parola “umana”, che prima imita e ripete ciò che gli viene detto e in un secondo momento è frutto di un ragionamento in cui sembra che l’allievo “superi” il maestro.
Un piccolo appunto ci sentiamo di farlo sul primo atto, asciugando in alcuni momenti già densi in sé (vedi la forte scena in cui si educa Pallino a camminare tenendo una posizione eretta) ne gioverebbe sul piano del ritmo. Il secondo scorre perfettamente, col pubblico che resta incollato di fronte allo svelamento che il teatro riesce a evidenziare (a tratti ancor più del romanzo): il linguaggio può essere un grande strumento di libertà, ma anche un’arma molto affilata che porta a ingabbiare (sintomatica la scenografia di Marco Rossi).
“Chi vuole forzare la natura per cambiarla rischia di peggiorarla”. Proprio come nella vita vera, la messa in scena di Cuore di cane mette in scena la chiusura di un cerchio, evidenziata dal monologo iniziale e finale.

Riassumendo

Cuore di cane, dal 22 gennaio al 10 marzo 2019

Piccolo Teatro Grassi

DURATA: 150′ compreso intervallo

ORARI: lunedì riposo; martedì, giovedì e sabato h 19,30; mercoledì e venerdì h 20,30; domenica h 16

PREZZI: platea 40€; balconata 32€

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