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Bella figura della Reza, con Calabresi, Foglietta, Marchini, Mascino e Sebasti. La recensione

Bella figura Yasmina Reza recensione
Ph Noemi Ardesi
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“Nelle mie opere non racconto mai vere e proprie storie, dunque non dovrebbe sorprendere se lo stesso accade anche qui. A meno che non si consideri l’incerta e ondeggiante trama della vita, di per se stessa, una storia”, ha dichiarato Yasmina Reza parlando del suo ultimo testo teatrale Bella figura. Commissionato da un regista del calibro di Thomas Ostermeier, è perfettamente coerente con le opere precedenti della drammaturga franco-iraniana. Una delle sue peculiarità consiste nell’andare a fondo di noi stessi – e di ciò che siamo diventati oggi – e in relazione agli altri partendo da un pretesto e/o da una situazione apparentemente banale. Senz’altro il suo modo di scrivere per la scena rientra nel teatro di parola e si può dire che vi sta lasciando il segno. Forte dell’essere anche attrice, sa bene cosa voglia dire per un interprete cucirsi addosso delle battute e riesce a dar vita a delle pièces che sono delle macchina ad orologeria.

Quando si apre il sipario troviamo “un uomo e una donna, nel parcheggio di un ristorante fuori città. Lei, Andrea (un’avvenente Anna Foglietta come richiede il ruolo), madre single e impiegata in una farmacia, è ancora in macchina. Il suo amante, Boris (David Sebasti), un piccolo imprenditore di verande, sta cercando di convincerla ad uscire, malgrado il passo falso che ha appena commesso: farsi scappare che quel ristorante gli è stato consigliato da sua moglie”. In una condizione di “mobilità”, non appena scelgono di muoversi qualcosa si verifica: l’uomo investe una signora, a cui dà corpo una Simona Marchini spumeggiante nel fare la parte di un’anziana “terzo incomodo” tra il figlio (un ottimo Paolo Calabresi) e la nuora (perfetta Lucia Mascino nel rendere lo “scoprirsi” di questa donna). L’incontro con la nuova coppia fa sì che si vada a scavare oltre alle apparenze proprie e dei rapporti.

Bella figura Yasmina Reza recensione
Ph Noemi Ardesi

Con l’età si diventa vulnerabili, non si ha più l’energia per reagire”, afferma Yvonne, ma verrebbe da dire che la vulnerabilità emerge pian piano e a proprio modo da ciascuno dei personaggi in campo. Assistendo a Bella figura emergono dei punti di contatto con un altro testo dell’autrice, ‘Art’. Chissà se sia solo un caso che l’anziana si chiami Yvonne, la suocera di Yvan (uno dei tre protagonisti dello spettacolo), la cui presenza è motivo di discussione con la madre.
Si disquisisce sul modo di dire le cose, i toni e questo tipo di drammaturgia sa proprio come pesare le parole. Non è finita qui: se nel lavoro del ’94 Marc assumeva granuli omeopatici consigliati dalla compagna per calmarsi, qui Andrea (e non solo) assume dei farmaci nei momenti in cui l’ansia fa ancor più capolino. Probabilmente c’è proprio l’intenzione da parte della Reza di sottolineare alcuni sintomi (basti pensare anche al fatto che diversi personaggi sono “attaccati” a un aggetto, Yvonne al taccuino di pelle di struzzo, Yvan al cappuccio del pennarello e ancor più Serge al quadro bianco), dietro cui sembra celarsi un’insoddisfazione verso la vita, un volersi attaccare con le unghie e con i dentro a ciò che sembra certo per non guardarsi fino in fondo. Tutto ciò è vestito di un cinismo che manda a segno il bersaglio, facendo ridere e riflettere lo spettatore di turno.

Restando sugli allestimenti italiani più noti, Andò si era già cimentato con ‘Il dio della carneficina’, mentre ‘Art’ era stato diretto da Giampiero Solari, dimostrando come due registi potessero entrare diversamente nel ritmo della Reza che non esclude colpi.
La traduzione di Monica Capuani di Bella figura rispetta l’originale e siamo sicuri che l’affiatamento tra i cinque attori crescerà di replica in replica così come immaginiamo che si velocizzerà, in alcuni momenti, il cambio di scena, che vuole quasi restituire la sensazione di una dissolvenza cinematografica. Come si può notare dalla foto si è deciso di ricreare gli ambienti su due piani (scene di Gianni Carluccio) nel momento in cui il discorso si allarga, quasi a voler tenere tutte le azioni sotto controllo.

Il tempo della pièce trascorre – e anche velocemente – e ci si ritrova a riflettere ascoltando “io sono colei che vorrebbe andarsene ed eternamente resta” (asserisce Andrea). Quanto è difficile evolversi e far evolvere le situazioni? sono alcuni degli interrogativi che accompagnano il pubblico dopo aver riso ed esser stato “salutato” da parole malinconiche e amare (non a caso si sfuma sulle note di ‘Protection’ dei Massive Attack).

Questa è la prima messa in scena italiana di Bella figura – produzione Gli Ipocriti Melina Balsamo.

Riassumendo

Bella figura, dal 18 al 28 ottobre 2018

Teatro Carcano

DURATA: 80′

ORARI: lunedì riposo; martedì e venerdì h 19,30; mercoledì, giovedì e sabato h 20,30; domenica h 16

PREZZI: poltronissima 34€; balconata 25€

TOURNÉE: Bella figura prosegue in tournée fino a gennaio 2019, toccando tra le varie città Firenze (Teatro della Pergola, dal 30 ottobre al 4 novembre) Ancona (Teatro delle Muse, dal 15 al 18 novembre) e Roma (Ambra Jovinelli, dal 9 al 27 gennaio 2019).

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