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Il Capestrano ovvero l’eccellenza abruzzese a Milano: la recensione

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Roberto (Wladimiro) Babbo, chef e titolare de Il Capestrano

Iniziamo dal nome: Il Capestrano è una pregevole scultura d’epoca italica, rinvenuta nell’omonimo paese tra l’Aquila e Sulmona e custodita nel Museo Archeologico di Chieti. Ma qui ci occuperemo del ristorante aperto nel 2007 dall’avezzanese Roberto Babbo: via Gian Francesco Pizzi 14 a Milano in zona Ripamonti (tra Ortles e Quaranta) fuori dal centro e dalle vecchie e nuove vie della movida milanese: forse proprio per questo più interessante, per chi cerca in primis la ristorazione di qualità.

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Crudo marsicano, porchetta e mortadella di Campotosto

Slow Food e porchetta

Oggi è a nostro avviso il punto di riferimento per gustare la cucina abruzzese di qualità a Milano, con quattro sale dedicate alle province della regione, ambiente elegante-casual ben curato, prezzi adeguati e gastronomia tanto povera nell’origine contadina quanto ricca di grandi sapori.


Nel menu 11 presìdi Slow Food – Il Capestrano aderisce all’Alleanza – come la ventricina del vastese (miglior salume d’Italia 2016-2017), la mortadella di Campotosto (si riconosce per l’inserto centrale di grasso), la salsiccia di fegato aquilana, il canestrato di Castel del Monte e il peperone dolce di Altino, solo per citarne alcuni. Alla buonissima porchetta di Campli (Teramo) è legata un’antica sagra, molto interessante anche il prosciutto crudo marsicano.

Arrosticini e tartare: la pecora

In tema di cucina abruzzese è d’obbligo riferirsi al piatto più famoso, gli arrosticini di pecora: può sembrar semplice prepararli, ma spesso vengono stracotti nei locali dove la fretta è d’obbligo e la “sacra” procedura (4 girate in 7-8 minuti di cottura a carbone, mai alla piastra, tenendoli in alto) non rispettata. Questi sono eccellenti per morbidezza e sapore, serviti nella tradizionale brocca in terracotta per conservarli al caldo (14 euro). Se preferite, da ordinare con un tocco di sale in meno.

Passando a qualcosa di più raro e sorprendente, troviamo una superba tartare di pecora, non sempre disponibile: buon motivo per tenere d’occhio i profili social del ristorante o fare una telefonata. Viene servita con l’uovo di quaglia sopra e una selezione di ottime salsine (20 euro). Menzione d’onore anche per il pane (con patate) di Avezzano, i formaggi di Scanno (L’Aquila), i cazzelletti freschi (pasta dei pastori, tradizione importata dalla Puglia) con cime di rapa, acciughe, peperoncino (variante: con i broccoletti), l’olio di Torricella Sicura e dulcis in fundo i cantucci “alternativi” con la farina di Solina.

Camere e bottega

Nel medesimo residence stile Liberty del ristorante, una corte vecchia Milano ristrutturata, con il nome La Maison del Capestrano sono disponibili open space e appartamenti in affitto fino a 7 persone. Il marchio ha anche una bottega di prodotti tipici abruzzesi in viale Sabotino (metro Porta Romana) chiusa il lunedì. Il ristorante, chiuso la domenica, è menzionato nella Guida Michelin 2019: “Sembra quasi la trama di un romanzo: un geometra acquista all’asta una palazzina anni ’30, durante la ristrutturazione ne rimane talmente affascinato che…” il resto è storia nota, nel senso di assaggiata (e gradita).