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Parola di Dio: recensione e trailer del film per la regia di Serebrennikov

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Parlare di religione non è mai semplice, tanto più di questi tempi, farlo nei termini scelti dal regista russo Kirill Serebrennikov è davvero coraggioso. Anche la casa di distribuzione, I Wonder Pictures è altrettanto audace nel decidere di distribuire Parola di Dio ancor più in una Paese (e lo diciamo con rispetto) che risente dell’influenza della Chiesa cattolica. Questo film è innegabilmente fortissimo, a maggior ragione se lo si collega con l’attualità, con la paura che si ha del terrorismo laddove uomini disumani si trincerano dietro la loro religione, strumentalizzandola.
Parola di Dio vede protagonista Veniamin (Petr Skvortsov Grigoryi) in piena crisi mistica, anzi una crisi che si apprende goccia a goccia e va in crescendo. All’inizio, forse, è spiazzato anche lui da ciò che sta leggendo, pian piano, però, sembra che si convinca sempre più e la performance attoriale del giovane interprete rende l’idea di quanto si possa viaggiare sul limite, interpretando, fuori dal proprio contesto, i passi più cruenti della Bibbia.
Presentato al 69esimo Festival di Cannes nella sezione Un certain regard, Parola di Dio è stato distribuito da noi a partire dal 27 ottobre e in poche copie, ma speriamo che si possa creare passaparola e si verifichi la meritata attenzione sia per il valore cinematografico dell’opera sia per il dibattito che può scaturire post visione.
Il film mostra la religione come una sorta di manipolazione, uno strumento che viene utilizzato da un giovane uomo per manipolare le persone intorno a lui”, ha affermato Serebrennikov. Lo studente protagonista (sempre vestito di nero e questa connotazione la si nota anche rispetto agli altri che lo circondano) sciorina passi delle Sacre Scritture (di cui viene prontamente indicata la fonte attraverso didascalia) ora leggendoli, ora ricordandoseli a memoria, li osserva in modo letterale e vorrebbe che anche gli altri si comportassero nella stesso modo. Più si relaziona, a suo modo, con chi incontra sul suo cammino, più si rende conto che il fanatismo può conferirgli potere tant’è vero che anche le cosiddette autorità, compresa la dirigente scolastica, arrivano a temerlo. Veniamin non riesce ad ascoltare nessuno se non se stesso e questo avrà delle conseguenze non solo personali, ma anche su chi gli gravita attorno.
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Il regista russo affresca un ambiente molto ben realistico sul piano di alcune scuole e realtà, non rinuncia neanche a far riferimenti al bullismo, ma vuole ipotizzare e indagare cosa può accadere se si vivono in maniera così assolutistica (e forse anche acritica) certi scritti. La regia di Serebrennikov, caratterizzata anche da lunghi piani sequenza, fa immergere lo spettatore in un’atmosfera di cupezza interiore.
Parola di Dio è tratto da una pièce teatrale scritta dal drammaturgo tedesco Marius von Mayenburg, “che” – racconta il regista – “aveva scritto quest’opera dopo aver letto la Bibbia e avendo scoperto dei passi davvero ambigui, alcuni dei quali molto violenti e che nascondevano un doppio significato. Si rese conto che queste frasi, estrapolate dal contesto, potevano esprimere l’esatto contrario dell’amore e della fraternità […] È così che è nata la pièce, dall’idea che sarebbe molto facile distorcere il significato delle Sacre Scritture”.
L’artista conosce bene e frequenta attivamente l’ambito teatrale, ma rispetto al testo di partenza ha deciso di apportare delle modifiche, approfondendo e mutando anche alcuni personaggi come quello del prete ortodosso (in origine cattolico) e puntando sulla specificità del linguaggio cinematografico, richiamando il teatro in modo originale – vedi certe situazioni paradossali, quasi da teatro dell’assurdo.
Non è facile parlarvi di quest’opera perché mentre ci si assiste si passa da una sensazione di apnea in cui l’azione drammaturgica ha un ritmo molto elevato a un’altra di dilatazione del tempo, quasi di sospensione, come se si fosse in uno strano incubo. Sicuramente Parola di Dio richiede al pubblico una soglia alta di attenzione e di non approcciarsi alla visione con pregiudizi.

Frase: Io non vivo per la mia fede, morirei per essa

Voto: 8 1/2