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Jellyfish Milano: in Darsena la serra per coltivare senza terra

Marco Valerio 9 anni fa
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Foto: Comune di Milano

Coltivare frutta e verdura solo grazie all’acqua e all’energia solare. Questo l’obiettivo di Jellyfish Barge, il progetto tutto italiano di una grande serra modulare galleggiante visitabile da oggi, 15 settembre, e fino al 31 ottobre sulla Darsena di Milano.

Jellyfish Barge è il prototipo di una grande serra modulare galleggiante in grado di dissalare l’acqua necessaria alle piante, utilizzando solo l’energia del sole. Jellyfish Barge ha una superficie agricola di 70 mq e utilizza un innovativo sistema idroponico che permette di coltivare senza l’uso di terreno e con un enorme risparmio d’acqua.

Jellyfish Barge sfrutta lo spazio acqueo invece del terreno e i suoi dissalatori solari sono in grado di produrre fino a 150 litri al giorno di acqua dolce e pulita, che viene utilizzata per produrre frutta e verdura. Una singola serra può fornire cibo a due nuclei familiari mentre vari moduli affiancati, come un alveare, creano delle vere e proprie fattorie del mare.

“Un progetto che interpreta al meglio i contenuti di Expo 2015 poiché dimostra come un nuovo modo di coltivare e produrre sia possibile grazie all’utilizzo intelligente dell’energia solare e all’impiego delle moderne tecniche idroponiche che consentono di risparmiare le nostre risorse più preziose, l’acqua e la terra” così l’assessore comunale alle politiche per il lavoro, sviluppo economico, università e ricerca, Cristina Tajani alla presentazione della serra galleggiante di Milano: “Agroalimentare e scienze della vita sono inoltre settori produttivi sempre più attrattivi per le giovani generazioni come dimostra il successo dei bandi promossi dall’Amministrazione a sostegno delle Start up agroalimentari”.

Jellyfish Barge sarà visitabile sulla Darsena di Milano tutti i giorni dalle ore 14 alle ore 19 e su richiesta per scuole e istituti formativi scrivendo a info@milanocucina.it.

Il progetto Jellyfish Barge è nato all’Università di Firenze con un team guidato da Stefano Mancuso (nel 2013 il New Yorker lo ha incluso nella prestigiosa classifica dei World Changers) e composto dagli architetti Antonio Girardi e Cristiana Favretto e dagli agronomi e botanici Elisa Masi, Camilla Pandolfi e Elisa Azzarello.