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Emilio Isgrò: la retrospettiva omaggio a Milano in tre sedi

Marco Valerio 8 anni fa

Una mostra antologica contemporaneamente allestita in tre sedi è l’omaggio che Milano tributa a Emilio Isgrò, un artista che ha dedicato la propria vita alla ricerca di linguaggi sempre più originali e alla creazione di uno stile unico, che intreccia parole e segno grafico, materia e poesia.

Curata da Marco Bazzini, dal 29 giugno al 25 settembre, la mostra ospita al piano nobile di Palazzo Reale una selezione di lavori storici con oltre 200 opere tra libri cancellati, quadri e installazioni; l’esposizione continua alle Gallerie d’Italia dove è esposta l’anteprima del celebre ritratto di Alessandro Manzoni dipinto da Hayez e cancellato in bianco; il percorso si conclude alla Casa del Manzoni con I promessi sposi cancellati per venticinque lettori e dieci appestati.

Il progetto è promosso e prodotto dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Intesa Sanpaolo, Centro Nazionale Studi Manzoniani, dalla casa editrice Electa e nasce da un’idea dell’Archivio Emilio Isgrò.

Emilio Isgrò a Palazzo Reale

La mostra nelle sale di Palazzo Reale presenta il corpus di opere storiche modulato attraverso blocchi tematici e intervallato da grandi installazioni, che rappresentano uno degli aspetti più significativi ma ancora poco conosciuti della complessa produzione di Emilio Isgrò. Una scelta che lega visivamente i diversi lavori e svela al pubblico i passaggi e le evoluzioni che la cancellatura ha avuto nel tempo.

Foto: Comune di Milano

L’esposizione si apre con una riflessione sull’identità e l’autorialità, temi che l’artista ha toccato fin dalla fine degli anni Sessanta con le opere Il Cristo cancellatore (1968) e Dichiaro di non essere Emilio Isgrò (1971), per arrivare quarant’anni dopo al Dichiaro di essere Emilio Isgrò l’imponente opera che ha dato il titolo alla sua antologica del 2008 a Prato.

Successivamente, è affrontata quella che l’artista ha definito arte generale del segno, ovvero l’evoluzione nel tempo della cancellatura e della poesia visiva. Dalle prime cancellature degli anni Sessanta all’Enciclopedia Treccani (1970), da I promessi sposi non erano due (1967) alla Costituzione cancellata (2010), alla Cancellazione del debito pubblico (2011), al Trittico del Sole (2013) e a Modello Italia (2013). E, inoltre, le prime poesie visive, tra cui le famose Wolkswagen (1964) e Jacqueline (1965), insieme a un inedito Antony and Cleopatra (1966), alle storie rosse (alcune di queste mai esposte finora) e all’installazione-ambiente Giap, riproposta al pubblico dopo la prima esposizione nel 1975 alla Galleria Blu di Milano.

Il percorso prosegue con il racconto del passaggio che dalle lettere estratte (lettere o note musicali estrapolate dal loro contesto) ha portato alla nascita delle macchie e alla cancellatura come gesto incline alla pittura, ma ancora non pittorico.

Il segno, nei primi anni Ottanta, da nero si muta in bianco, e al testo scritto spesso si sostituisce un’immagine. Le installazioni L’ora italiana (1985) e La veglia di Bach (1985), ricostruite in mostra, rappresentano la summa di questa ricerca. Una ricerca che ha portato alla realizzazione del ciclo Guglielmo Tell, presentato nella sala personale alla 45° Biennale di Venezia (1993) e ora riallestito a Palazzo Reale. Come focus indispensabile alla comprensione dell’opera dell’artista, sarà riproposta al centro del percorso espositivo di Palazzo Reale l’installazione-partitura per quindici pianoforti Chopin.

Trova inoltre spazio un’altra variante concettuale della cancellatura, i particolari ingranditi, per comprendere la progressione che ha portato l’artista a ideare le sculture dedicate ai semi d’arancia come il monumentale Seme dell’Altissimo, che ha accolto all’Expo 2015 di Milano milioni di visitatori. Il tema del seme s’intreccia con il filone di riflessione intorno alla cultura mediterranea, rappresentato dal ciclo delle api e delle formiche — in mostra anche Biografia di uno scarafaggio (1980) e Le api di Istanbul (2010) — e dal ritorno alla parola nel grandioso ciclo teatrale L’Orestea di Gibellina (documentato in mostra) che ha segnato la rifondazione del paese siciliano distrutto dal terremoto del 1968.

L’esposizione di Palazzo Reale termina con una sala dedicata alla trilogia dei censurati, un ciclo di lavori che Isgrò ha dedicato nel 2014 a personaggi la cui sorte fu condizionata da opinioni e poteri consolidati. Protagonisti di questo ciclo sono Giovanni Pico della Mirandola e le sue Conclusiones cancellate; i notevoli ritratti di Galileo Galilei, Girolamo Savonarola e Curzio Malaparte; e infine Giovanni Testori con la grande opera Dove comincia il Ponte della Ghisolfa (2014) legata alla monumentale cancellatura nello spazio pubblico di piazza Gino Valle al Portello.

Emilio Isgrò alle Gallerie d’Italia e a Casa Manzoni

La mostra prosegue alle Gallerie d’Italia, sede museale di Intesa Sanpaolo a Milano, dove nel caveau, utilizzato per la prima volta come spazio espositivo, è custodito L’occhio di Alessandro Manzoni, una inattesa, emozionante cancellazione del famoso ritratto di Hayez.

Isgrò riconosce nel grande scrittore il simbolo di una unità nazionale oggi più che mai necessaria nell’Italia che cambia con l’Europa e con il mondo. Non è un caso, infatti, che la mostra si concluda a Casa del Manzoni, dove l’artista ritorna a distanza di cinquant’anni sul capolavoro manzoniano cancellandone venticinque volumi, lo stesso numero di lettori che l’autoironico, scaramantico figlio di Giulia Beccaria prevedeva per se stesso.

Oltre a mettere a disposizione la propria sede espositiva, Intesa Sanpaolo partecipa all’iniziativa con il prestito di otto opere dalla collezione del Novecento della Banca, che sono presentate a Palazzo Reale, tra cui le due importanti installazioni L’ora italiana e Chopin.

Chi è Emilio Isgrò

Emilio Isgrò, nato a Barcellona di Sicilia nel 1937, arriva a Milano nel 1956 e da allora questa diventa la sua città e il suo luogo di lavoro. Con le prime cancellature realizzate nel 1964 Emilio Isgrò ha fondato un nuovo linguaggio e da allora interviene sul testo in tutte le lingue e in tutte le forme (libri, manifesti, telex, giornali) coprendo con un segno la quasi totalità delle parole per far emergere frasi e piccoli frammenti: espressioni monche vòlte a ricostruire quelle identità umane che rischiano di essere definitivamente travolte da guerre e da conflitti non soltanto mediatici.

Parallelamente alla trasformazione dei testi in un’indecifrabile griglia pittorica, Isgrò ha utilizzato la parola anche per scrivere poesie, romanzi, drammi, tragedie teatrali, articoli su giornali e riviste.

Attraverso un percorso ricco e lineare, Isgrò è stato tra il 1964 e il 1975 il massimo autore e teorico della poesia visiva, prendendone le distanze quando ha considerato esaurita la forza propulsiva del movimento; ha anticipato l’arte concettuale, di cui però non ha mai condiviso le regole restrittive; ha rinnovato la sua ricerca sperimentale, ritornando alla parola e all’impegno etico; e si è confrontato, infine, con i temi più pressanti della globalizzazione, rimettendo al centro del dibattito la cultura mediterranea.

Orari e biglietti

La mostra antologica di Emilio Isgrò è visitabile a ingresso gratuito in tutte e tre le sedi (per info 02 88445181).

Questi gli orari:

Palazzo Reale: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30(ultimo ingresso un’ora prima della chiusura)

Caveau Gallerie d’Italia: sabato e domenica 10.30-12.30 e 16.30-18.30; martedì, mercoledì, giovedì e venerdì 16.30-18.30 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura, una visita guidata ogni mezz’ora, preferibile la prenotazione 800 167619)

Casa Manzoni: martedì, mercoledì, giovedì e venerdì 10.00-18.00; sabato 14.00-18.00 (inizio visite ogni 20 minuti, ultimo ingresso 17.20); lunedì e domenica chiusura

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