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La nostra visita a Tortona, tra i vini delle Cantine Volpi e l’eredità artistica di Pellizza di Volpedo

cantine volpi tortona

Come i nostri lettori sapranno, Milano Weekend è un portale che si occupa prevalentemente di tutto ciò che riguarda il tempo libero e in generale lo svago, le occasioni di divertimento e le proposte culturali nel capoluogo lombardo. Tuttavia di tanto in tanto ci piace fornire anche informazioni utili e consigli sulle attività da svolgere al di fuori dei confini cittadini, e in questo caso vogliamo portarvi a fare un giro per una città ingiustamente poco conosciuta come Tortona e le colline che la circondano.

A dare il là alla nostra esplorazione è stato l’invito a un viaggio stampa delle Cantine Volpi, gestite da Carlo Volpi e della sua famiglia. Nata oltre un secolo fa, nel 1914, l’azienda vinicola trova in realtà la propria origine nell’osteria Il Cappel Verde sita a Tortona, nella quale veniva venduto il vino a bicchiere. Oltre 40 anni dopo e trascorse due guerre mondiali, nel 1957 l’azienda si stabilisce nella Cantina di Viguzzolo, dove si avvia una produzione di circa 10mila ettolitri di vino a partire dalle uve dei colli tortonesi; 5 anni dopo è il turno della cantina di Tortona, di circa 15mila metri quadrati, che triplica la produzione totale.

Sono dunque passate quattro generazioni dalla nascita in quella piccola osteria di Tortona e oggi, grazie all’accurata selezione di terreni e viti, Cantine Volpi è divenuta l’azienda di riferimento del territorio: le oltre 4 milioni di bottiglie prodotte all’anno, che finiscono sulle tavole di 35 Paesi di tutto il mondo, sono il risultato di un amore per la viticoltura e un radicamento nel territorio raro in questo periodo di globalizzazione e che fa onore a Carlo Volpi, come abbiamo potuto constatare di persona durante la nostra visita.

Con alle spalle una storia fatta di guerre e devastazioni dovute alla sua posizione strategica, che ha fatto gola sia a Federico Barbarossa che ai Visconti e agli Sforza, per non parlare di Napoleone Bonaparte, Tortona è un piccolo centro dalle graziose viette, dai vicoli tutti da esplorare e dai lunghi porticati lungo i quali passeggiare, senza dimenticare di visitare il Duomo e il Santuario della Madonna della Guardia.

Ad accoglierci è stata la deliziosa struttura della Casa della Seteria Sironi, ricavata dalla grande filanda che dava da vivere a molti tortonesi: qui Francesco Sironi a metà del’Ottocento avviò un’intensa attività di produzione di filati. La residenza della famiglia Sironi, adiacente agli stabili industriali, era invece stata costruita sui resti del convento di Santa Chiara del 13esimo secolo, smembrato per editto napoleonico.

Oggi nelle camere e nei locali di questo elegantissimo resort è possibile respirare la storia di oltre sette secoli, avendo mantenuto intatto buona parte del mobilio, opportunamente restaurato in modo conservativo, frutto anche della passione dei Sirtori per i viaggi esotici e la cultura di qualsiasi genere, come testimoniano i tanti oggetti da ammirare durante il soggiorno. Il tutto immerso in un’atmosfera accogliente e allegra, lontana anni luce dal distacco di analoghe strutture di lusso.

Anche la cena si è svolta in un locale appartenuto una volta alla Chiesa: stiamo parlando del ristorante di Anna Ghisolfi, senza ombra di dubbio una delle eccellenze della città. Il locale, che vede condividere sala e cucina, è infatti stato edificato all’interno di quella che era la navata dell’Oratorio del Crocifisso di fine ‘500, oggi sconsacrato: l’apertura e la trasparenza degli spazi aiuta gli ospiti a immergersi in un’esperienza completa e decisamente coinvolgente.

Quella di Anna Ghisolfi è infatti una proposta gastronomica peculiare, in cui la sperimentazione si accosta al godimento immediato. Colpiscono i tanti assaggi di antipasti, in cui dolce e salato si mischiano secondo le disponibilità stagionali e della giornata, studiati anche dal punto di vista dell’eleganza visiva. Mai affettata e lontana da manierismi, la cucina di Anna è ricchissima di colori e profumi al tempo stesso inediti e famigliari.

A riprova dell’eccezionalità di questo luogo vi è anche l’impegno sul territorio per quanto concerne il personale impiegato nel ristorante. Costituita da studenti locali e giovani anche alle prime armi, su volere di Anna la brigata di cucina si alterna dietro i fornelli e ai tavoli, in modo da assimilare l’interezza dell’iter lavorativo. In questo modo la formazione impartita sul campo dalla chef si riverbera nelle informazioni che camerieri e cuochi sanno fornire ai clienti, spesso e volentieri curiosissimi di conoscere quanto più possibile i segreti dei piatti che stanno gustando.

Un consiglio spassionato: non prendete sottogamba le fragole profumate di Tortona, unicum originario di questa zona, dall’intenso aroma, dal colore deciso e acceso e dal sapore impareggiabile, dolce e piacevole con una leggera punta di retrogusto di moscato.

In pochi sanno che a Tortona è presente il museo del Divisionismo, unico in tutta Italia. Collocato proprio di fianco al Duomo, al suo interno è presente una collezione di oltre cento opere realizzate dai principali protagonisti della stagione artistica di fine Ottocento, da Segantini a Previati, Nomellini, Longoni, Fornara, Morbelli, Cominetti, Barabino, Lloyd, Pusterla, Lionne, senza dimenticare ovviamente Pellizza da Volpedo.

Il percorso dello spazio museale  documenta l’estrema varietà e l’originalità dei linguaggi pittorici di un gruppo di artisti, non solo divisionisti (termine con cui si indica una tecnica e non un movimento in sé).  Quello che è possibile apprezzare durante la visita è un fertile dialogo tra le differente interpretazioni di un modo di concepire la luce e la materia, ma anche diversioni visioni del mondo: dall’impegno sociale tipico della fine dell’Ottocento al simbolismo di inizio Novecento, con escursioni anche in campo futurista.

Abbiamo citato Volpedo, centro ormai arcinoto grazie a Pellizza, l’autore del celeberrimo Il Quarto Stato, il quadro simbolo delle rivendicazioni dei lavoratori del secolo scorso e utilizzato ai giorni nostri come memento della perenne lotta di classe ancora attuale. Nel piccolo e affascinante paesino, annoverato come uno dei borghi più belli d’Italia, è possibile visitare il centro storico perfettamente conservato e la romanica Pieve di San Pietro risalente al X secolo, al cui interno sono conservati alcuni affreschi di gran pregio di artisti tortonesi.

Durante la visita a Volpedo non si può evitare di recarsi all’atelier di Pellizza, lo spazio fatto costruire dall’artista nel 1888, che oggi si mostra al pubblico così come l’ha lasciato il pittore. Qui l’artista dipingeva quando non poteva recarsi all’esterno, anche grazie a un luminosissimo finestrone collocato sul soffitto; tuttavia il piccolo e accogliente studio era anche il luogo in cui Pellizza studiava e si documentava e riceveva gli amici.

Torniamo a percorrere le colline del Tortonese, ancora una volta alla scoperta della storia delle Cantine Volpi. È infatti di 15 anni fa l’acquisizione della cascina La Zerba di Volpedo, territorio da sempre nelle mire del padre di Carlo Volpi, attirato dall’eccellente Barbera prodotto in questa zona. A partire da un vigneto abbandonato, trascurato e quindi opportunamente risanati con ottimi risultato, la qualità di vino rosso torna a risorgere come Barbera Superiore Doc, accompagnata due anni dopo dalla prima produzione di Timorasso, il caratteristico vino bianco dal profumo intenso e dal sapore fresco.

Nel corso del giro per la vigna Carlo Volpi ci ha confidato il suo sogno di valorizzare l’intero territorio nel quale produce i suoi vini, incluso il Cortese Frizzante Doc, estremamente gradevole grazie alle sue punte zuccherine. La struttura de La Zerba, in tutto 10 ettari di filari vitati e alberi da frutto, si appresta infatti ad accogliere i turisti enogastronomici intenzionati a conoscere questa angolo del Piemonte al confine con la Lombardia, che come abbiamo visto custodisce bellezze artistiche e naturali sorprendenti.

E proprio all’insegna della buona cucina si chiude il nostro viaggio tortonese. Al ristorante Montecarlo di Mombisaggio, che ha quasi 50 anni anni di storia alle spalle nonostante l’aspetto moderno, gustiamo infatti una proposta culinaria che è come sempre strettamente legata al territorio. Oltre ai tipici salami di produzione del locale assaggiamo gli agnolotti fritti, da gustare con il frizzante di produzione Volpi, mentre osserviamo su una parete un murale che raffigura lo storico momento del passaggio della bottiglia d’acqua fra Coppi e Bartali.

Infine ci congediamo da questo meraviglioso territorio con ancora in bocca il sapore dei baci di dama di Tortona, altra specialità della zona, e del vino, non avendo saputo dire di no a un ultimo sorso di questo prodotto simbolo di un territorio accogliente e sorprendente.