QT8, il quartiere sperimentale di Milano immerso nel verde

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QT8, il quartiere sperimentale di Milano immerso nel verde

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Milano, 1947. In una città ancora sconvolta dalla distruzione del secondo conflitto mondiale, ma con le maniche alzate per ricostruire, va in scena l’Ottava Triennale. Tema della nuova edizione, abitare. Il progetto cardine dell’evento è un nuovo quartiere, ideato da uno dei più noti architetti dell’epoca, Piero Bottoni. Il nome è un po’ insolito e sulle prime suona parecchio strano, QT8.

La denominazione di questo nuovo progetto sperimentale sembra provvisoria (Quartiere Triennale 8), fatta apposta per essere presentata in quell’edizione (e anche per omaggiarla), ma alla fine rimarrà il nome definitivo.

L’architetto Piero Bottoni

Un nuovo quartiere che serva a dare una casa ai tanti sfollati milanesi, ma non solo. Nell’idea di Bottoni e della sua squadra, QT8 deve essere un esempio di tessuto abitativo intelligente, con spazi verdi condominali e vasti giardini per il pubblico. L’idea di Bottoni è: se Milano deve espandersi, lo faccia come QT8.

Non solo un quartiere dormitorio, dunque, ma un insieme di soluzioni abitative diverse per rispondere alle varie esigenze del residente. Un modello importato dai quartieri britannici e scandinavi, pronto a dare il suo contributo di rinascita a una città vogliosa di rialzarsi come Milano.

Fino al 2021 il quartiere QT8 di Milano era tutelato da un vincolo monumentale, unico (e primo) in Italia. È collegato con la linea rossa M1 (fermata QT8), dal bus 68 e dalle filovie 90 e 91.

Monte Stella

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Proprio dai danni della guerra nasce un luogo diventato, in seguito, il più iconico di QT8 e uno dei più noti di tutta Milano, il Monte Stella. Chiamata convenzionalmente Montagnetta di San Siro, la piccola altura è stata creata con le macerie dei bombardamenti e i resti delle mura spagnole, di lì a poco completamente demolite.

Alto 45 metri, il Monte Stella è il luogo verde più grande e importante del QT8. Un posto ideale per scampagnate, corsette o semplici camminate a contatto con la natura. Ma se si vuol godere del meglio che la montagnetta può offrire, non si può non salire in cima.

Dal punto più alto del Monte Stella, infatti, la vista di Milano è mozzafiato: dallo stadio San Siro alle Tre Torri di Citylife, passando per i palazzi residenziali del Portello e, in lontananza, i grattacieli di Porta Volta, lo spettacolo che offre la sommità è impagabile.

La flora in cui ci si imbatte è varia e si alterna a vasti prati e aree di sosta. Sul Monte Stella si possono trovare, tra gli altri, olmi, querce rosse, faggi, ippocastani, tigli e pini neri.

Il Giardino dei Giusti

All’interno del Monte Stella, dal 24 gennaio 2003 esiste un memoriale dedicato agli oppositori di tutti i genocidi e crimini contro l’umanità commessi nella storia, il Giardino dei Giusti.

Ispirato all’Yad Vashem di Gerusalemme, il Giardino è uno spazio verde attorniato da cippi, uno per ogni persona riconosciuta giusto tra le nazioni. Il cippo all’ingresso, infatti, recita: “C’è un albero per ogni uomo che ha scelto il bene“.

Il Giardino è gestito dall’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano, formata dal Comune di Milano, dall’Unione delle comunità ebraiche italiane e da Gariwo la foresta dei giusti.

Tra i nomi presenti all’interno del Giardino ci sono Nelson Mandela, Papa Giovanni XXIII, Primo Levi, Sophie Scholl, Moshe Bejski, Anna Politkovskaja.

Chiesa di Santa Maria Nascente

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La Chiesa di Santa Maria Nascente è uno dei pochi edifici a destinazione pubblica presenti all’interno di QT8.

Il bando di concorso per la nuova chiesa del quartiere fu presentato nel 1946 e vinto dagli architetti Vico Magistretti e Mario Tedeschi. La costruzione comincio solo sette anni più tardi e terminata due anni dopo, con successiva inaugurazione datata 5 giugno 1955.

La chiesa è a pianta circolare e sorretta da sedici pilastri in cemento armato lasciato in vista. Sempre lasciati a vista sono i mattoni delle mura perimetrali, sia all’interno che all’esterno.

Notevoli all’interno della struttura un crocifisso ligneo realizzato da artisti della Val Gardena e un organo a canne Tamburini del 1959.

La donnina di Milano

Milano ha tante piccole storie da raccontare, molte delle quali dimenticate. Come quella della Donnina di Milano a QT8. Nel 1952 il quartiere di Bottoni è ancora in divenire. Tra le macerie di Milano, a un certo punto, compare una statua in gesso raffigurante una figura femminile con le mani protese in avanti.

Quel giorno, il fotografo Mario De Biasi la nota e non può fare a meno di fotografarla più volte. Da quel momento, la statua trova una sua dignitosa collocazione sul Monte Stella. Nel corso del tempo si scoprirà che l’opera è del maestro Marino Marini, datata 1932 e presentata lo stesso anno alla Biennale di Venezia.

La guerra, poi, ha trascinato nel suo vortice anche la povera statua, dimenticata così per diversi anni. Fino al rinvenimento fortuito di De Biase. Lo stesso la ribattezza La Donnina di Milano e ne farà il soggetto di un libro fotografico nel 1967, intitolato proprio come l’opera. La statua è alta 2,30 metri e rappresenta, in realtà, un angelo dotato di piccole ali. Sul suo basamento spesso si fermano coppie di innamorati per una breve sosta, o come set per foto ricordo.

Poco dopo l’opera viene riconosciuta dalla moglie di Marini e inserita in un catalogo dello stesso artista del 1970. Successivamente viene presa in carico dal Comune di Milano che la colloca all’interno dei Giardino Perego di Via dei Giardini.

La statua rimane lì almeno fino al 1992, quando entrerò ufficialmente nelle Collezioni Civiche e, purtroppo, dimenticata per tanti anni. Fino al 2014 quando Danka Giacon, conservatrice del Museo del 900 non la identifica in un deposito comunale.

Fatta restaurare dal Museo della Scienza e della Tecnologia, insieme a alla Fondazione Atlante, la Donnina è stata esposta per anni nel complesso di Via San Vittore, in prestito dal Museo del 900.