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L’Enterprise torna nell’iperspazio con Star Trek Beyond: la recensione

star trek beyond

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All’esplorazione di nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà

Correva l’anno 1966, gli schermi dei tubi catodici di tutto il mondo trasmettevano Star Trek: le avventure fantascientifiche della USS Enterprise, una nave stellare e la sua flotta (esponenti della Federazione dei pianeti uniti) il cui scopo è quello di trovare nuove forme di vita nello spazio profondo.

Luglio 2016, nelle sale cinematografiche esce il tredicesimo capitolo, terza pellicola della serie reebot rilanciata da J.J. Abrams (autore di Alias e Lost, nonchè regista dell’ultimo Star Wars) con il titolo: Star Trek Beyond, e la saga continua.

Star Trek Beyond è prodotto da Abrams e diretto da Justin Lin, che archiviato Fast&Furious, ora si cimenta con l’iperspazio. Cosa ci attende in questo nuovo capitolo? Per dirla come il Capitano Kirk (Chris Paine): “L’ignoto non esiste: è solo temporaneamente nascosto”. Una nuova sfida, ma anche un occhio nostalgico e reverente al passato (non passa in sordina il tributo e il ricordo a Leonard Nimoy il mitico Spock).

Lin in questa nuova vicenda spinge i due leggendari protagonisti Kirk e il vulcaniano Spock (ora Zachary Quinto) insieme al loro equipaggio, a seguito di un inganno, nel bel mezzo di un attacco ad opera del temibile Krall (Idris Elba), un villain tutt’altro che alieno. L’equipaggio disperso, rimane intrappolato sul pianeta Altamid dove incontrerà una fanciulla aliena Jayalah (la ballerina Sofia Boutella) che li aiuterà.

Star Trek Beyond a differenza delle altre pellicole è più corale, narrativamente in linea con il genere in chiave contemporanea (azione e computer grafica), ma rimarca quei principi che hanno trasformato una storia in una saga epica. Gli interrogativi universali, l’unione e la cooperazione fra individui, l’eroismo, qui arricchito da una intelligente e apprezzabile dose di ironia.

Cosa affascina quindi intere generazioni? La risposta è semplice: la continua sete di conoscenza, primaria e suprema aspirazione del genere umano, questo Gene Roddenberry lo aveva compreso bene.

Voto per noi : 8-