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Sing Street, gli anni ’80 tra musica e amore: la recensione in anteprima

sing street

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“Dobbiamo imparare a suonare!!”
“Perché?! I Sex Pistols sapevano suonare??!”

Uscirà il 10 novembre nelle sale italiane Sing Street (selezione ufficiale 2016 al Festival del Cinema di Roma) firmato da John Carney. Classe 1972, irlandese, decide di trascinare il suo pubblico nell’Irlanda del 1985, la terra della sua adolescenza afflitta da disoccupazione e dal sogno per molti giovani di attraversare quel pezzo di mare che li separa da Londra, in cerca di un futuro migliore. Il risultato è pura “poesia”.

Sing street è un film di formazione che volteggia fra numerose teen-commedie made 80: Breakfast Club, passando per Stand by me e Ritorno al futuro, una ricerca che fruga nel passato in cui il cinema raccontava le insicurezze e inquietudini dei giovani, dove gli adulti occupavano un ruolo marginale se non da antagonisti, un mondo, dobbiamo confessarlo, a cui si guarda con nostalgia in una realtà abusata di “cyberlegami”.

Protagonista della storia è il quindicenne Conor detto “Cosmo” (Ferdia Walsh-Peelo) che fra sopraggiunti problemi economici e crisi matrimoniale dei genitori, è costretto a cambiare scuola da una privata ad una pubblica. Conor viene catapultato in una realtà a cui dovrà presto adeguarsi: fra bullismo, indisciplina dei compagni e fustigazione di un superiore. Ha il coraggio di ritagliarsi uno spazio, perdendosi nel mondo colorato e luccicante dei videoclip che irrompe dalla tv, quella “terra promessa” che “Rio” dei Duran Duran sembra così vicina e allettante, quella Londra patria dei Beatles e delle tendenze artistiche.

Grazie a un incontro che gli cambierà la vita, Conor insieme ai suo amici decide di fondare una band. La musica diviene così il viatico per superare tutto, per rinsaldare un legame con i coetanei, per l’amore che nutre verso la sua modella e musa Raphina (Lucy Boynton). Una ragazza bella, truccatissima, addobbata con chiassosi braccialetti e pettinature alla moda che intende nascondere la sua triste realtà.

Il film raggiunge le vette di una tenera e intelligente comicità che anima un gruppo bislacco di ragazzini bistrattati dalla scuola, votati alla sperimentazione artistica, agli indumenti di “tendenza”, al trucco per trovare la loro unica dimensione anche in un contesto arido di possibilità, nel creare delle canzoni coinvolgenti (come il leitmotiv “Riddle of the model”) dove riversare i loro pensieri e un video musicale VHS sgranato e stravagante, ma dal risvolto davvero geniale.

Così, in questa meravigliosa “metamorfosi”, grazie al fratello pigmalione Brendan (Jack Reynor) che getta sotto il naso di Cosmo vinili dei Cure, sulle note di una sentimentale Take on me degli A-ha passando per Gold degli Spandau Ballet citando i Depeche Mode e i Joy Division, Cosmo vuole cucirsi addosso il costume del “futurista” per non guardare mai indietro, ma solo avanti.

In conclusione: John Carney ci consegna una pellicola autentica e romantica senza inutili forzature, guardando il suo Sing Street con gli occhi di un ragazzino degli anni ’80, con le sue difficoltà, la sua forza, la voglia di crescere e voler cambiare. Mettete da parte e dimenticatevi per 105 minuti Pc, smartphone, tablet e immergetevi completamente in questa atmosfera del passato. Buona visione.

Voto per noi: 9

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