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Sergio Caputo si racconta: “A Milano ho scritto quasi tutto. In arrivo Oggetti Smarriti 2”

Sergio-Caputo

“… così ci avventuriamo nella Roma felliniana… equilibristi in bilico sul fine settimana” (Un sabato italiano)

“La mia carriera è nata a Roma, ma si è sviluppata in gran parte a Milano. Sono un romano anomalo”. Inizia così a raccontarsi Sergio Caputo, che stasera sarà al Blue Note Milano in via Borsieri per due concerti, alle 21 (sold out) e alle 23.30 con il suo quartetto jazz.

A 40 anni dall’esordio e con 18 album pubblicati tra pop, jazz e swing, il cantautore è tornato in sala d’incisione nel 2017 – tra Bologna e Barcellona – per l’album Chewing gum blues con Francesco Baccini. Lo scorso 25 maggio ha pubblicato Oggetti Smarriti edito da Alcatraz Moon Italia: “Una raccolta di brani ‘inosservati’, quelli che spesso non erano compresi nei singoli. Entro il 2018 – annuncia – sarà pubblicato il volume due”.

Lo raggiungiamo al telefono, nonostante l’ora di cena e gli impegni familiari, partendo da una domanda sui luoghi più sentiti, tra Milano e Roma: “Ho scoperto che la clinica sul Lungotevere in cui sono nato è diventata un hotel: è stato bello portarci i miei figli – racconta – a Milano potrei citarti locali che non ci sono più, soprattutto sui Navigli, ma è bello tornare da turista. Dopo ‘Italiani Mambo’ ho scritto qui quasi tutte le mie canzoni. Con gli stessi occhi di Miller a Parigi o Bukowski a Los Angeles”.

Dalla notte al jazz e rap

Oltre a far musica, Caputo ama molto dipingere e scolpire. La notte – lo sa chi ha sempre ascoltato i suoi grandi successi degli anni ’80, come Spicchio di luna e Il Garibaldi Innamorato – è sempre stata una fonte d’ispirazione particolare: “Il mio scrivere di notte è nato per necessità, perché lavoravo durante il giorno”. Cosa ascolta oggi Sergio Caputo? “Negli Stati Uniti, molte radio tematiche: country, dixieland, jazz contemporaneo. Il jazz è la trasgressione degli accordi, lo swing della ritmica, va avanti e indietro sul tempo”.

Alcuni nomi, tra passato e presente? “Benson,Joe Jackson, Lyle Lovett. Ma anche il rap vero, da Lil Wayne a Snoop Dogg. In generale, ho sempre prediletto la canzone d’amore e ho sempre pensato che la musica debba fare star bene, più che essere impegnata”.

Al Blue Note di New York ha conosciuto il celebre Dizzy Gillespie: “Una collaborazione unica, perché lui non andava in studio, invece con me l’ha fatto”. A proposito, com’è Caputo mentre fa musica? “Per me questo è un buon momento creativo, perché la cultura contemporanea mi permette di filtrare tutto quello che già conoscevo. Sono un solitario, passo la maggior parte del tempo per creare un album da solo, poi chiamo i musicisti giusti”.

Una location da sogno in cui esibirti? “Parigi, ci arriverò presto. Sono già stato in una libreria con due musicisti parigini per presentare Un Sabato Italiano Memories“. Gli chiediamo, per pura curiosità, del nuovo look sensibilmente diverso dal passato, ricevendo una massima a metà tra scherzo e cartellino giallo: “Non bisogna tentare mai di sembrare più giovani, semmai il contrario!”.