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Milano Fashion Week 2015: selfie e dietrofront in passerella

dolce e gabbana milano fashion week 2015

dolce e gabbana milano fashion week 2015

Se fino all’altroieri i grandi marchi delle moda si erano dedicati alle collezioni da sera, alla sensualità e agli abiti da pantera, nelle sfilate del 26 e 27 settembre della Milano Fashion Week 2015 abbiamo assistito a una netta inversione di  tendenza, un dietrofront.

La moda di Dolce&Gabbana della prossima estate è una città aperta: non solo per aver sdoganato il selfie in passerella, ma soprattutto per aver capito il potere pop della bellezza culturale italiana. Un compendio di Torri di Pisa, Colossei, mandolini, agrumi e altre diavolerie ridotte da eccellenza a simbolo, da bellezza a gesto. I due riescono in un compito particolare: cucire sul tessuto la sorpresa di chi arriva in Italia per la prima volta. Con un effetto collaterale inaspettato: far innamorare di questo paese anche chi se lo vuole lasciare alle spalle.

DSquared porta la moda tra le onde dell’oceano e manda in scena lo stile surf-couture. Tutto è letterale: la tuta scuba diventa abito e i cordoncini colorati per non perdere la tavola si fanno decoro. La parte più interessante della collezione è però quella che si assesta alla tendenza imperante: tagliare gli abiti e dare una nuova forma al classico glamour. La donna dark lady di Irina Shayk viaggia sull’Orient Express con stampe, silhouette e tessuti che ripercorrono l’immaginario delle varie culture.

Tommaso Aquilano e Roberto portano in passerella bianco, blu e nero, la silhouette, corta e in qualche modo riferibile agli anni 60, è secca e pulita; non che manchino dettagli e preziosismi: lo scollo degli abiti sottoveste scende fino alla vita, i body con una sola manica sono sempre metallizzati, mentre al posto dei ricami ci sono paillettes bianco ottico e griglie di strass.

Colori frizzanti e abiti dal taglio deciso, non ci aspettavamo nulla di meno dalla sfilata della maison Versace. Questa collezione è perfetta per chi vede il look anche come autoaffermazione e cerca negli abiti un modo per dire “io esisto”; è stata una sfilata dinamica e moderna quella della Medusa e si è distaccata da quanto avevamo visto nelle ultime stagioni, non tanto come spirito, ma proprio come design.

Peter Dundas da Cavalli segna il termine dell’idea dell’abito a sirena, sogno di tutte le Cenerentole del mondo, oggi buttato nel cassetto dagli stilisti che fino a ieri lo mettevano prima in passerella e poi sui tappeti rossi. Le creazioni che sfiorano il pavimento sono strappate e si sviluppano intorno all’idea semplicissima di una T-shirt o di una canotta extra-large. È una sorta di Coachella couture, un’estetica da festival musicale anglosassone con le ragazze mezze sbagliate e mezze giuste.

Photo credits: Dolce&Gabbana

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