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Lone Survivor, recensione in anteprima dell’action movie di Berg

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lone survivorLone Survivor in uscita il 20 febbraio è l’ultimo action movie di Peter Berg sulla reale missione in Afghanistan denominata Red Wings. Il film è basato sul romanzo di Marcus Luttrell che nel giugno del  2005, insieme ai suoi tre compagni delle forze speciali della marina Uusa (Navy Seal), viene mandato in ricognizione sulle montagne intorno al villaggio in cui si nasconde Ahmad Shah un terribile capo talebano di Al Qaeda, oppressore della sua gente e responsabile della morte di numerosi marine.

Nella  missione  di catturare e uccidere il leader integralista, i quattro protagonisti Marcus (Michael Wahlberg), Mike (Taylor Kitsch), Danny (Emile Hirsch) e Axe (Ben Foster) vengono sorpresi durante il loro appostamento da tre pastori  del villaggio e impossibilitati a comunicare via radio con la base, diventano le vittime di Shah e del suo manipolo di uomini.

Lone survivor si impone sin dall’inizio come glorificazione di americani muscolosi e impavidi, legati da un filo invisibile ai loro affetti, ma pronti a misurarsi con il pericolo e la competizione e  duramente addestrati per combattere l’intollerante nemico. Supportato da un buon cast di attori, il film risulta esteticamente ben costruito, nella ricerca delle immagini e del taglio della luce, senza mancare di effetti scenici.

Berg dopo Battleship propone un campo di battaglia con citazioni alla Platoon sovrastato da tramonti rossastri affollati da stormi di aerei e mezzi militari da Apocalypse Now in cui si celebrano i valori quali l’onore, la strenua resistenza al nemico, il sacrificio e la fratellanza. L’obiettivo è quindi quello di commemorare  i caduti Usa, una celebrazione tutta americana con buoni e cattivi per eccellenza.

Il risultato è che buona parte del film si dilunga nell’ estrema resistenza di quattro uomini braccati e stremati da  un acerrimo nemico e da un territorio impervio che li costringe  a capitomboli in cui carne lacerata e sangue si mischiano alla polvere,  un gioco sparatutto senza tregua, in cui l’aspetto psicologico del dramma bellico, che avrebbe fatto la differenza, si perde a favore di atmosfere più western, dove scampa alla rovina il più veloce a premere il grilletto.

Marcus è l’unico testimone sopravissuto all’agguato, secondo l’antico codice di ospitalità, viene  salvato dagli abitanti del villaggio e consegnato all’esercito americano in un finale quasi agiografico che restituisce cinematograficamente  un’esile pacificazione fra i popoli d’Oriente e di Occidente .

Voto per noi : 6 e mezzo

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