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La variabile umana recensione: Orlando e Battiston insieme nel primo film di Bruno Oliviero

Valentina Fumo 11 anni fa

locandina-CustomÈ Milano la protagonista di La variabile umana, il film di debutto del documentarista Bruno Oliviero, napoletano trapiantato nel capoluogo meneghino, nelle sale dal 29 agosto.

 Una Milano alla Scerbanenco: notturna, nevrotica, resa lucida dalla pioggia e pericolosa dalle storie nere che vi si intrecciano: ne sa qualcosa l’ispettore Monaco (Silvio Orlando), un uomo stanco e arrabbiato da quando, tre anni prima, sua moglie è morta lasciandolo con una figlia adolescente, Linda (interpretata dall’esordiente Alice Raffaelli) e l’allievo e collega Levi (Giuseppe Battiston) come solo amico. Linda, che entra nelle stanze della Questura perché trovata in possesso di una pistola, mentre il padre è alle prese con l’omicidio del signor Ullrich, un uomo influente e col vizio delle minorenni. Linda, che con lui non parla.

A differenza di quanto accadeva in un’altra pellicola poliziesca della stagione, ChaChaCha di Risi, non aspettatevi colpi di scena: la trama è assolutamente prevedibile, le indagini non sono serrate e l’unica sorpresa è affidata alla vedova di Ullrich, una algida Sandra Ceccarelli.

La splendida la fotografia di Renaud Personnaz, ossessivamente ripiegata sui dettagli, non compensa però la sceneggiatura debole (e infatti il film non arriva ai 90 minuti): davvero un peccato imperdonabile per chi si avvicina a La variabile umana alla ricerca di una piccola perla nostrana del noir. Quella del giallo è, infatti, poco più di una cornice. Oliviero vuole indagare, prima che l’alba sveli una realtà tremenda e nauseante, i fantasmi che tormentano un uomo che si sente fallito come padre e come professionista; la sua regia, fluida ed elegante, privilegia la camera a mano.

Complessivamente sufficiente il livello della recitazione: credibili Battiston e Raffaelli, assolutamente adatta per il ruolo la Ceccarelli, ma certamente non una delle interpretazioni migliori di Silvio Orlando, costretto in un personaggio stereotipato che non lo lascia muoversi con agio.

Il nostro voto: 5+

Una frase: “I buoni non vincono mai, papà. Non è così?”

Per chi: per chi ama Milano e vuole rivederla, con le sue luci e le sue ombre, sul grande schermo.