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I giovani di oggi ne ‘La profezia dell’armadillo’: la recensione del film dal fumetto di Zerocalcare

La profezia dell'armadillo recensione
Ph Matteo Vieille
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Emanuele Scaringi si è assunto un onere non indifferente nello scegliere di esordire dietro la macchina da presa con un’opera tratta da Zerocalcare.

La profezia dell’armadillo: la sinossi

“Zero (Simone Liberati) ha ventisette anni, vive nel quartiere periferico di Rebibbia, più precisamente nella Tiburtina Valley. Terra di Mammuth, tute acetate, corpi reclusi e cuori grandi. Dove manca tutto ma non serve niente. Zero è un disegnatore ma non avendo un lavoro fisso si arrabatta dando ripetizioni di francese, cronometrando le file dei check-in all’aeroporto e creando illustrazioni per gruppi musicali punk indipendenti.
La sua vita scorre sempre uguale, tra giornate spese a bordo dei mezzi pubblici attraversando mezza Roma per raggiungere i vari posti di lavoro e le visite alla madre (Laura Morante). Ma una volta tornato a casa, lo aspetta la sua coscienza critica: un Armadillo in carne e ossa, o meglio in placche e tessuti molli, che con conversazioni al limite del paradossale lo aggiorna costantemente su cosa succede nel mondo.
A tenergli compagnia nelle sue peripezie quotidiane, nella costante lotta per mantenersi a galla, è l’amico d’infanzia Secco (Pietro Castellitto).
La notizia della morte di Camille, una compagna di scuola e suo amore adolescenziale mai dichiarato, lo costringe a fare i conti con la vita e ad affrontare, con il suo spirito dissacrante, l’incomunicabilità, i dubbi e la mancanza di certezze della sua generazione di “tagliati fuori””.

La profezia dell’armadillo: trailer ufficiale

La profezia dell’armadillo: la recensione

I superfan di Zerocalcare potrebbero rimanere delusi dal film, ma il motivo è nel mezzo di rappresentazione: stiamo parlando di due linguaggi differenti, quello cinematografico e quello fumettistico. Ci piace pensare che la graphic novel best seller sia stata soltanto uno spunto per creare, poi, un proprio immaginario, certo rimanendo fedele al plot. Una nota di merito va subito a chi dà vita all’armadillo, Valerio Aprea, adatto per la sua voce caratteristica e caratterizzante e bravissimo nel porre i giusti accenti ironici, proprio come una coscienza dovrebbe fare, accompagnandoti, consigliandoti, ma veicolando nel giusto modo (probabilmente ancor più per questa generazione).

Liberati, dal canto suo, insieme a Castellitto, è molto bravo nel cavalcare il mood del film , dando spessore a un personaggio che comunica un senso di smarrimento di fronte alla morte e di disillusione causata dai tempi che si stanno vivendo. Le sequenze iniziali dichiarano l’origine dell’operazione, passando dal fumetto al live action sullo schermo e introducendoci alla capitale nostrana – che appare allo sbando, in particolare grazie allo smarrimento di Zero e Secco.

La pecca de La profezia dell’armadillo risiede – e lo affermiamo a malincuore – in una fluidità non perfettamente riuscita sul piano narrativo (i flashback non aiutano ad empatizzare rispetto al tasto dell’elaborazione del lutto; toccante, invece, la scena del funerale). Non bisogna, però, dimenticare che si tratta di un romanzo di formazione e solo vedendolo potrete scoprire a che tipo di crescita porterà l’armadillo.

Dopo la presentazione in Orizzonti alla 75esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte di Venezia, il lungometraggio è in sala distribuito da Fandango.

Una frase

L’etica del lavoro è superata

Voto

6,5

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