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Ivano Marescotti al Teatro Parenti con La fondazione di Raffaello Baldini

Marco Valerio 10 anni fa
la fondazione al parenti

la fondazione al parentiIl teatro si fonde alla scrittura di Raffaello Baldini, una delle più importanti voci della poesia del ‘900. Il dramma di un uomo affetto da sillogomania, incapace di buttare via le cose per conservare intatto il passato tanto da rinunciare a vivere il presente, diventa surreale e tragicomico spettacolo.

La fondazione è il titolo dello spettacolo in scena al Teatro Franco Parenti dall’11 al 16 febbraio, interpretato da Ivano Marescotti, uno dei caratteristi più apprezzati e prolifici del cinema italiano (tra i suoi film ricordiamo Vesna va veloce, Il portaborse, Johnny Stecchino e le incursioni hollywoodiane di King Arthur, Hannibal e Il talento di Mr. Ripley).

Ultimo testo scritto da Raffaello Baldini, deceduto nel 2005 all’età di ottantun anni, La fondazione è un “regalo” che il poeta ha lasciato all’amico attore: poco prima di morire Baldini consegnò il testo a Marescotti invitandolo a farne ciò che meglio credeva.

Amici e collaboratori per molto tempo, Baldini e Marescotti avevano dato vita ad un monologo teatrale già nel 1993, intitolato Zitti tutti!, testo pubblicato da Ubulibri quello stesso anno. La fondazione è un ideale seguito di quell’opera, messa in scena teatrale di quella poetica malinconica e struggente, tenera e stravagante, affresco di un’umanità alla deriva, solitaria e persa, che ha caratterizzato tutti i componimenti del grande poeta dialettale romagnolo.

Il protagonista de La fondazione colleziona compulsivamente oggetti all’apparenza inutili e se ne circonda, incapace di fermarsi e di liberarsene: un accumulo che va a compensare le tante mancanze e le tante delusioni che la vita gli ha riservato.

La fondazione è diretto da Valerio Binasco e prodotto da Arena del Sole-Nuova Scena-Teatro Stabile di Bologna.

Il regista Valerio Binasco, nelle note di regia, scrive: Questo testo è un fiore. Il teatro di Baldini/Marescotti è un fiore. Persino i paroloni possono fargli male. Fargli venire la voglia di richiudersi. Ci vogliono, al massimo, delle parolette. Parolette che sorridono, che dicono un po’, e dopo volano via.

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