Hai presente Moravia? Intervista al poeta rock Massimo Priviero

Massimo Priviero«Venite al mio live e non ve ne pentirete, perché poco di quello che si può trasmettere dal vivo può essere spiegato a parole». Parola di Massimo Priviero, il rocker con l’anima da poeta che chiuderà il suo tour Ali di Libertà all’Alcatraz di Via Valtellina a Milano il 26 ottobre, un appuntamento importante per l’artista che celebrerà anche i 25 anni di carriera.

Una giovinezza passata tra vagabondaggi in Europa da menestrello di strada, una laurea in Storia Contemporanea e un primo importante contratto con la Warner Music, Massimo Priviero pubblica il suo primo album “San Valentino” nel 1988. È un grande successo, che però, insieme a quello del secondo album “Nessuna resa mai”,  non impedisce a Priviero di fare di testa sua, scappare dalla Warner e seguire la sua principale necessità: essere un uomo libero.

Una parola, “libertà” che Priviero ha interpretato sempre come il diritto di essere se stessi, nella vita e nella musica. «Fare musica in un certo modo significa per me vivere in un certo modo» spiega il rocker a Milano Weekend.

«Il senso di fare musica per me sta nel riuscire a comunicare e a trasmettere energia a chi mi ascolta, in uno scambio emotivo che dà senso a quello che faccio. Libertà per me significa non essere un uomo in vendita, essere sempre me stesso fino in fondo. E se dopo 25 anni e 300mila copie di dischi venduti sono ancora qui, significa che si può essere coerenti con se stessi se lo si vuole, anche se le mie canzoni non vengono passate su radio Deejay. Insomma, hai presente la distinzione che faceva Moravia nel Giorno della Civetta (gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i pigliainculo e i quaquaraquà, ndr)? Ecco, l’unica cosa che rivendico con orgoglio nella vita è di appartenere alla categoria degli uomini, senza compromessi».

Le canzoni di Priviero si ispirano al rock d’autore e alla letteratura. Dylan, Young, Springsteen, rock e folk d’autore fanno parte della sua “educazione sentimentale”, ma le storie che racconta con la sua musica sono quelle in cui tutti noi possiamo rispecchiarci, soprattutto quando il “noi” è la parte debole della società. «Cerco di usare un certo lirismo, perché non per forza il rock si deve esprimere con un linguaggio “da bar”. Soprattutto il mio ultimo album, Ali di libertà, è molto autobiografico. Lo definirei un lavoro di ricerca tra le persone che mi sono vicine, parlo a chi si ritrova in quello che racconto. E tra le canzoni dell’album, forse la più autobiografica è “La casa di mio padre”, la storia dei miei genitori, una storia italiana del loro quotidiano sacrificio in nome di un futuro migliore».

Originario di Jesolo e milanese di adozione, Priviero ha parole di amore per la città in cui risiede e lavora da anni. «Milano mi ha preso a calci, ma mi ha dato anche tante carezze, è la mia città, dove è nato mio figlio e dove io ho messo le radici. Non potrei vivere in un altro posto. A Milano ho anche dedicato alcune canzoni, una fra tutte “Fragole a Milano”».

Alcatraz

26 ottobre ore 21

ingresso 20 euro – prevendite su www.ticketone.it

(ph. Ferdinando Bassi)