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Gloria di Sebastián Lelio recensione: l’amore e il sesso, a sessant’anni

Valentina Fumo 11 anni fa

GloriaSebastián-Lelio-poster-432x617-280x399Ѐ impossibile non provare simpatia per Gloria, la protagonista che dà il nome al quarto lungometraggio del regista argentino Sebastiàn Lelio (La sagrada familia, 2006, Navidad, 2009, The Year of the Tiger, 2011), nelle sale italiane da giovedì 10 ottobre: una cinquantottenne ordinaria e al tempo stesso sensuale che porta in giro per le balere di Santiago la sua solitudine e la speranza che qualcosa di straordinario possa capitarle.

Gloria (Paulina García) è una donna che è stata lasciata dal marito, come ce ne sono tante. Ѐ anche madre e ha con i due figli un rapporto intenso, ma li frequenta poco. Nonostante il lavoro e gli amici, si sente sola e incompleta, poco più che una comparsa nelle vite degli altri. Così, sogna l’amore, non rassegnandosi al tempo che passa e all’insistenza dell’inquietante gatto senza pelo del vicino tossicomane che sembra averla scelta come padrona.

Quando, dietro i grandi occhiali rossi che porta sempre, lo sguardo di Gloria incrocia quello di Rodolfo Fernández (Sergio Hernández) in un night club per single attempati, i due sono travolti dalla passione e la donna crede di aver trovato finalmente un compagno. Ma in Gloria gli uomini sono patetici bambini e la relazione tra i due vivrà alti e bassi, con un finale tragicomico.

Presentato alla 63° Berlinale, Gloria ha riscosso il favore del pubblico e della critica, non solo grazie alla splendida interpretazione di Paulina García che ha vinto l’Orso d’argento come migliore attrice, ma anche per il realismo con cui Leilo racconta l’amore e il sesso alle soglie della terza età: un argomento spesso taciuto per imbarazzo, mentre il grey pound in questi anni ha preso piede a Hollywood e ai botteghini. Una regia solida, quella del trentanovenne di Mendoza, in cui grande importanza viene data alla costruzione psicologica dei personaggi cui sono funzionali i dialoghi essenziali. Ed è proprio perché alla fine dei 110 minuti di proiezione riusciamo a vedere il mondo con gli occhi della protagonista che non riusciamo a bollarla come patetica, come sarebbe facile fare.

A Gloria piace ballare e cantare canzoni d’amore in auto: la colonna sonora del film è un riuscito mix fra pezzi dance, classici pop latinoamericani, splendidi brani di bossanova come Águas de Março di Jobim e, sorpresa, nel finale Gloria del nostro Umberto Tozzi che incorona una donna straordinariamente ordinaria protagonista della propria vita.

Il nostro voto: 7+

Una frase: “Ho tanta paura di perdere il controllo” (Gloria)

Per chi: Per chi crede di capire le donne