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Giovane e bella recensione: l’educazione sentimentale secondo Ozon

Valentina Fumo 10 anni fa

Giovane_e_bellaIsabelle ha diciassette anni, vive in una famiglia agiata e fa la prostituta. Non perché le servano soldi, ma perché sente il bisogno viscerale di farlo; non prova quasi nulla mentre si concede a uomini molto più grandi di lei, ma quello che la eccita è il lato avventuroso del vendere il suo corpo per soldi: essere contattata dai clienti via web, fissare la tariffa, il rituale di infilarsi i vestiti rubati alla madre per poi entrare in anonime stanze d’albergo non sapendo chi troverà oltre la porta, contare il suo piccolo tesoro di banconote nascosto nell’armadio.

Ѐ la modella ventiduenne Marine Vacht a prestare il volto da Lolita e il corpo di ninfa alla protagonista di Giovane e Bella (Jeune et Jolie), l’ultimo film del regista francese François Ozon (8 donne e un mistero, Swimming pool, Potiche) presentato all’ultimo Festival di Cannes e sugli schermi in Italia a partire da giovedì 7 novembre.

Dopo l’adolescente diabolico di Nella casa, Ozon decide di continuare a raccontare storie di giovani inquietanti e opachi: Isabelle è distaccata, impermeabile ai sentimenti e incapace di sentire qualcosa, come nella scena in cui decide di perdere la verginità con un ragazzo di cui non le importa nulla, mentre è in vacanza con la madre (Gèraldine Pailhas), il fratellino e il patrigno (Frédéric Pierrot).“Per togliersi il pensiero”, spiega la ragazza prima di ritornare a Parigi.

Nelle intenzioni del regista, la prostituzione per Isabelle è un modo di aprirsi al mondo, di capire la propria identità e sessualità portando il proprio corpo al limite: Giovane e Bella è un racconto di formazione attraverso un anno della vita della protagonista, scandito in quattro stagioni ciascuna accompagnata da una canzone di Françoise Hardy (L’amour d’un garçon, À quoi ça sert, Première rencontre, Je suis moi). Lo spettatore assiste spaesato ai suoi cambiamenti: dalla gioia infantile davanti alla torta di compleanno alle sigarette fumate dopo l’amore passando per la lettura di Le relazioni pericolose e la visione istruttiva di porno nella propria cameretta fiorita, da bambina.

 La regia asciutta di Ozon non cede al voyeurismo: in Giovane e Bella non c’è un giudizio morale, né scandalo, ma neanche pathos: a non funzionare nel film è la chimica dei sentimenti. Ozon indica in modo vago alcune banali motivazioni psicoanalitiche che possono aver portato Isabelle a prostituirsi, anche le scene di contrasto con la madre che dovrebbero essere drammatiche si risolvono in modo in modo superficiale, senza lasciare strascichi.

Il regista francese propone una immagine edulcorata della prostituzione, una sorta di Il tempo delle mele o Bling ring (qui la nostra recensione) in salsa a luci rosse; a venire in mente immediatamente sono, per contrasto, le scene piene di sofferenza di Le notti di Cabiria oppure di Whore di Ken Russel: la sensazione, all’uscita dalla sala, è quella di aver assistito a un mero esercizio di stile di uno dei più interessanti registi contemporanei.

 Il nostro voto: 5 e mezzo

Una frase: “No, non si può essere seri a 17 anni” (Rimbaud)

Per chi: per chi ama i film di Ozon con gli adolescenti come protagonisti