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Ginevra Costantini Negri: “La scuola non avvicina i giovani alla musica. Non esiste solo Mozart”

ginevra costantini negri
Foto da pagina ufficiale Facebook

Ginevra Costantini Negri è la giovanissima pianista nominata Alfiere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella, come “modello positivo di cittadinanza, costruttore di comunità, attraverso la sua testimonianza e il suo impegno.”

Nonostante i suoi 18 anni, si è esibita per grandi artisti come Lang Lang e suonato in occasioni internazionali importanti alla Carnegie Hall di New York, aprendo il recital dei vincitori di una competizione americana.

Nel 2018 è stata testimonial di Piano City Milano e ha registrato il suo primo disco: G. Rossini “Il mio piccolo teatro privato – selezione dai Péchés de Vieillesse“per Concerto Classics.

Inoltre, Ginevra sarà tra i protagonisti di questa nuova edizione di Piano City e tra le esibizioni ci sarà quella del 16 maggio in Piazza Liberty in occasione dell’Apple Music Live.

La nostra intervista a Ginevra Costantini Negri

Qual è la caratteristica che ti ha portato a raggiungere questi traguardi? Hai 18 anni, sei giovanissima.

Sicuramente la dedizione e la determinazione perché ci vuole tanto lavoro per fare questo mestiere e non solo.

Ci sono molti sacrifici che però valgono la pena una volta avute queste soddisfazioni indescrivibili, ne è prova il riconoscimento del Presidente della Repubblica: sono stata nominata Alfiere della Repubblica.

Quali sono questi sacrifici?

Per esempio, dedicare poco tempo allo svago, quindi sacrificare serate al teatro, al cinema, uscite con gli amici e tutto per dedicarsi allo studio.

Purtroppo, lo studio del pianoforte non si può limitare a tre ore (come è da abitudine), ma addirittura si allunga fino ad arrivare alle undici di sera e avere poche ore di sonno, considerando anche gli orari scolastici. È difficile conciliare tutto quanto.

Ti sei esibita davanti ai grandi della musica come Lang Lang. Chi sono i tuoi artisti di riferimento, per quanto riguarda sempre la musica classica, di oggi.

La prima è Martha Argerich, credo che lei sia veramente una forza della natura. Un altro artista è Trifonov, un giovane ragazzo di grandissimo talento e ce lo ha dimostrato in tantissime occasioni e da cui c’è da imparare tantissimo.

E poi c’è Riccardo Muti, un direttore d’orchestra straordinario, che porta avanti il patrimonio musicale italiano ed è una cosa importante.

È un nostro dovere, in quanto italiani, portare avanti il nostro patrimonio, soprattutto quello meno conosciuto ed eseguito.

Quali sono le caratteristiche che prenderesti o che aspiri a raggiungere di ognuno di loro?

Di Martha Argerich la brillantezza, la vivacità, la capacità di fare emozionare il pubblico suonando anche semplicemente una nota di un brano; è una forza della natura, quando sale sul palco il pubblico rimane incantato. È molto difficile arrivare al suo livello.

Invece, di Trifonov ammiro tantissimo la sua passione e la capacità di perdersi nel brano in cui suona, infatti va in uno stato di trans godendosi la musica e, se la musica è particolarmente struggente, sembra addirittura soffrire.

Inoltre, come Riccardo Muti vorrei portare avanti il patrimonio musicale italiano; è veramente importante ed è una caratteristica che hanno in pochi musicisti e Muti è l’emblema di questi personaggi.

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Foto Irma Ciccarelli

Cosa ti ha conquistato della musica classica?

Ho iniziato ad ascoltare musica classica a 4 anni: eravamo a Parigi e mio padre aveva acquistato il giornale Le Figarò, al quale era allegato Le nozze di Figaro di Mozart in dvd, con la regia di Ponnelle.

Mia madre inserì il dvd al computer e, dalle prime note dell’ouverture, mi perdo nella musica e, dopo solo un mese, conosco tutta l’opera a memoria: è da qui che è nata la mia la mia passione.

Successivamente, ho iniziato ad ascoltare l’opera di Rossini, dalla “Cenerentola” al “Barbiere di Siviglia” di tutte le altre creazioni.

Poi ho incontrato Mario Marcarini, storico della musica, che mi ha fatto scoprire “Péchés de vieilless” (Rossini) e me ne sono innamorata così ho deciso di cimentarmi nello studio e quando “Concerto classics” mi ha chiesto di incidere un disco con le musiche di Rossini, sono stata più che contenta di mettermi alla prova in questo progetto.

Qual è il brano che non sei ancora riuscita a suonare?

I brani che ancora non sono riuscita a suonare sono tantissimi e ogni volta che ne scopro qualcuno la lista si allunga.

Un pezzo che mi piacerebbe tanto suonare è La Valse (di Ravel): mi affascina tantissimo per la sua brillantezza, la sua energia, mi vengono i brividi di gioia a sentirla.

Un altro brano è una trascrizione della tarantella di Rossini, La danza, molto celebre scritta per voce con l’accompagnamento.

Non sono riuscita a suonarli per una questione di tempo, non per mancanza di voglia o di capacità.

Hai già fatto tante esperienze, tanti viaggi, c’è un qualcosa che prima ti emozionava e adesso invece è diventato “normale”?

Diciamo che niente mi sembra normale in questo momento, sono sempre emozionatissima, sempre carica, appena partono nuove esperienze le affronto sempre come un’avventura quindi non c’è mai qualcosa di ripetitivo.

Anche il fatto di studiare un brano, non è mai qualcosa di monotono perché è sempre una scoperta continua, mi diverto sempre soprattutto la parte iniziale dello studio che è sempre quella più stimolante: è il momento in cui si scoprono tantissime cose, si avvia la ricerca profonda.

Allontanandoci dal repertorio di musica classica, chi c’è nella tua play list?

Sono una fan del rock, mi piacciono tantissimo i Queen e i Pink Floyd, adoro Michael Jackson, adoro i Måneskin spazio un po’ in tutti i generi musicali.

Sia il musicista classico che gli artisti pop non devono essere chiusi di mentalità, ma conoscere tutta la musica, dal passato ad oggi.

Perché c’è questa lontananza tra il repertorio classico e la musica leggera? Anche durante le conferenze di critica musicale spesso si parla solo del repertorio classico senza far nessuno accenno alla musica leggera.

C’è un distacco soprattutto nei giovani, c’è quasi un rifiuto della musica classica perché ormai non siamo tanto in contatto con questo repertorio.

Invece, la musica pop, rock, l’ascoltiamo tutti i giorni ed è normale che uno si avvicini ai generi che vanno di moda in questo momento.

Anche l’insegnamento nelle scuole che presenta sempre le stesse cose, quindi La Marcia Turca di Mozart, l’ouverture del Barbiere di Siviglia che, per carità, sono musiche meravigliose però non sono le uniche.

Bisogna continuare a scoprire, bisogna cercare di suscitare curiosità nei giovani: devono uscire da una lezione di musica e dire “Ah cavolo adesso sono incuriosito!”

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