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Exodus – Dei e re: la recensione del colossal di Ridley Scott

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Exodus-filmExodus – Dei e re è l’attesissimo colossal di Ridley Scott nelle sale da giovedì 15 gennaio e interpretato da un cast prestigioso che vede presenti, oltre ai protagonisti Christian Bale nel ruolo di Mosé e Joel Edgerton in quello di Ramses, anche Aaron Paul, Ben Kingsley, e Sigourney Weaver.  Il film, che aveva scatenato polemiche già in fase di lavorazione per la mancanza di attori mediorientali nel cast, era stato da più parti salutato come un Il gladiatore in salsa veterotestamentaria: il regista inglese, che già aveva firmato nel 2005 Le Crociate (Kingdom of Heaven), si cimenta ora nell’adattamento di un episodio biblico -quello dell’Esodo- come già recentemente Darren Aronofsky con l’incolore Noah.

Sceneggiato da Steven Zaillian (premio Oscar per Schindler’s List), Exodus – Dei e re racconta la storia di Mosè: cresciuto alla corte del faraone che vuole lasciargli la guida del Paese preferendolo al proprio erede, Ramses, Mosè -generale e uomo mite- scopre in realtà di essere il figlio di una coppia ebrea scampato alla strage dei primogeniti; esiliato nel deserto, dopo aver trovato moglie e aver trascorso 9 anni come pastore, viene chiamato da Dio che gli appare sotto le sembianze di un bambino dispotico e capriccioso. Il destino di Mosè è quello di guidare il proprio popolo nella terra promessa, lontano dalla schiavitù. La maledizione delle 10 piaghe costringerà Ramses a lasciare andare il popolo eletto.

Exodus – Dei e re è una storia di libertà e di riscatto in cui la dimensione del trascendente si piega all’uomo: Mosè non è dipinto come un profeta folgorato da Dio, ma come un marito e un padre affettuoso che cerca di opporre la ragione e un illuminismo ante litteram alla crudeltà delle piaghe con cui il Signore decide di colpire l’Egitto. Al centro della narrazione anche il rapporto fra Ramses e Mosè: cresciuti insieme, nelle prime scene i due cugini guidano l’esercito egizio contro gli Ittiti: si guardano le spalle in battaglia, ma già si intuiscono i meccanismi di rivalità che porteranno all’esilio del secondo. Se lo scontro fra Mosè e Ramses è ben delineato nel film e rappresenta due modi antitetici di intendere il potere, quello del leader carismatico e quello del sovrano dispotico, a mancare è l’approfondimento che ci saremmo aspettati sull’evoluzione spirituale di Mosé, sul suo tormento interiore: quello di Scott è un film prudente, in cui neanche i momenti di gioia per gli occhi -le inquadrature a volo d’uccello sul deserto, le spettacolari piaghe d’Egitto rese con CGI, le acque del Mar Rosso che si richiudono sull’esercito Egizio- riescono a scalfire la sensazione di piattezza di fondo che pervade lo spettatore, nonostante le buone prove dei due protagonisti.

Le oltre due ore e mezza del film scorrono comunque piacevolmente, ma l’assenza del tono epico che contraddistingueva i peplum degli anni ’50, fa rimpiangere I dieci comandamenti di Cecil De Mille del 1956, con Charlton Heston.

Il nostro voto: 6-

Una frase:

Ramses: “Chi ti ha detto questo?”

Mosé: “Dio”

Per chi: ama Ridley Scott