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Cuori puri: da Cannes al cinema, la nostra recensione

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Dopo esser stato presentato martedì 23 maggio alla Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes ancora in corso, l’opera prima di Roberto De Paolis approda nelle nostre sale senza avere timore di toccare corde emotive, ma anche aspetti che potrebbero urtare la suscettibilità. Non è facile né scontato scegliere di trattare certi argomenti, paradossalmente ancora un po’ tabù, come può essere come viene comunicata la religione sin da ragazzi e la verginità.

Alle Giornate degli Autori 2016, ‘La ragazza del mondo’ di Marco Danieli aveva lasciato il segno per la storia creatasi tra Giulia (Sara Serraiocco) e Libero (Michele Riondino) e l’aspetto fondamentale dei Testimoni di Geova con le loro regole – va detto che il lungometraggio riusciva a creare un’ottima empatia. In Cuori puri crediamo che molti potranno rispecchiarsi, seppur non sia semplice ammettere – probabilmente neanche a se stessi – quanto possa condizionare una specifica educazione, in particolare rispetto alla sfera intima e amorosa.

Agnese (Selene Caramazza) e Stefano (Simone Liberati) sono molto diversi e lo intuiamo sin dall’inizio, anche se la prima scena, forse vorrebbe depistare lo spettatore sulla natura della ragazza. Lei, sta compiendo diciotto anni, “vive con una madre (Barbora Bobulova) dura e devota, frequenta la chiesa e sta per compiere una promessa di castità fino al matrimonio” (dalla sinossi). Potrebbe apparire lontano da noi, ma ancora oggi è possibile pure nella nostra cultura religiosa. Il punto che attraversa sottilmente il tutto è la questione: quanto è una scelta consapevole o deriva solo da una logica per cui deve andare così? A far da contraltare c’è la figura del prete (Stefano Fresi), il quale sembra interessarsi e interrogare sinceramente i ragazzi, rilanciando più le parole di Gesù e stando alla larga da un atteggiamento più dogmatico.

“Lui, venticinque anni, è un ragazzo dal passato difficile che lavora come custode in un parcheggio di un centro commerciale confinante con un grande campo rom. Dal loro incontro nasce un sentimento vero, fatto di momenti rubati e di reciproco aiuto. Il desiderio l’uno dell’altra cresce sempre di più, fino a quando Agnese, incerta se tradire i suoi ideali, si troverà a prendere una decisione estrema e inaspettata”. La macchina da presa segue i due protagonisti catturando i disorientamenti (dovuti a motivazioni differenti) dell’uno e dell’altra, rilanciando delle domande alla platea, che potrà essersi trovata, in un tratto della propria vita, a porsi questioni simili non solo sui ‘dictat’ religiosi, ma anche sulle contraddizioni umane. Si ha paura dell’altro, diverso da noi (come possono essere i rom), ma si può essere ossimoricamente attratti da chi proviene da un background diverso (basti pensare al corto circuito che si innesca tra i due).

“Abbiamo rinunciato alla luce artificiale e alle inquadrature, che avrebbero costretto gli attori a rispettare degli spazi determinati. La camera ha lavorato improvvisando, cercando di ‘sentire’ più che di seguire un percorso prestabilito”, ha dichiarato il regista. L’esordio di De Paolis si rivela uno sguardo interessante, penalizzato in alcuni punti da momenti di down (in particolare quando si allontana da loro) in cui il ritmo si siede per poi ridecollare in chiusa. “I cuori puri del film, Stefano e Agnese, sono cuori fermi, incapaci di tendere al mistero e al rischio dell’alterità. Sono cuori perfetti, rinchiusi in una campana di vetro. La necessità di rompere questa prigione, di sporcarsi, di evadere da sé li porta a cercare un punto d’incontro. Amarsi, confrontarsi significa riconoscersi impuri”. In parte il cast a partire dai due protagonisti. Oltre agli interpreti già citati, troviamo Edoardo Pesce, Antonella Attili, Federico Pacifici e Isabella Delle Monache.

voto 6,5

Una frase: tu proprio non vuoi limiti (la madre ad Agnese)

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