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Alberto Fortis: “La canzone, oltre ad essere ascoltata, si deve vedere”

alberto fortis intervista
Foto di Irma Ciccarelli

Sono quarant’anni che Alberto Fortis regala alla musica brani che, chiudendo gli occhi, ci fanno sentire il sapore, l’odore e il vivere le storie raccontate.

“La canzone, oltre ad essere ascoltata, si deve vedere – al di là del video – perché c’è anche un aspetto figurativo che, personalmente, accomuno a quella che è stata la scuola Impressionista nella pittura”

Durante la sua carriera ha collaborato con i più grandi produttori, tra cui George Martin (produttore dei The Beatles) e Carlos Alomar (produttore di David Bowie), oltre che con la London Philarmonic OrchestraPFM (Premiata Forneria Marconi), Claudio Fabi, Lucio Fabbri, Gerry Beckley (degli America), Bill Conti, Guido Elmi e l’Orchestra Sinfonica Arturo Toscanini, per esempio.

Ed ecco che dal 15 novembre arriva in tutti i negozi, digital store e sulle piattaforme streaming “FORTIS 1° OfficiALive” il nuovo doppio album con dvd e libro fotografico del cantautore.

“È una raccolta molto ricca: oltre al doppio album e al dvd, c’è un libro con circa 200 foto. Rappresenta anche una ricerca emotiva se penso al fatto che sono andato a ripescare le foto degli inizi, per esempio. La motivazione di questo lavoro sta nel raccontare 40 anni di carriera “in azione” e quindi da un concerto (quello del 9 giugno 2019 al Castello Sforzesco di Milano)”

Proprio per quest’occasione, abbiamo incontrato e intervistato Alberto Fortis che ci ha raccontato di come sarebbe la sua Milano Music Week, del ruolo che ha oggi il cantautore e di quanto Milano sia così simile alla città di New York.

“Nell’organizzazione dei Festival e delle rassegne musicali, l’artista potrebbe essere quel “ponte” per intercettare quelle “espansioni” che avverte proprio per il suo essere artista, insieme alla bravura degli organizzatori”.

Alberto Fortis: “Oggi manca la poetica. Serve il giusto tempo”

Come ogni forma d’arte, anche la musica ha seguito una propria scia, sia nella ricerca delle sonorità che nel modo di comunicare le emozioni.

Oggi, fare un singolo è una scommessa e gli addetti ai lavori dovrebbero rientrare in quello che Salvatore Quasimodo definiva il “giusto tempo”: si devono coltivare i talenti perché è una giungla, anche se ci sono più possibilità”

Alberto Fortis, riferendosi proprio al linguaggio e al modo di esprimersi nella musica contemporanea, continua:

“Nell’aspetto autoriale di oggi manca un po’ la forza della parte figurativa della musica: è un linguaggio più diretto, duro, a volte gratuitamente volgare. Se questa onda musicale venisse condita con un po’ di poetica sostanziale, sarebbe un vantaggio per tutti”

Anche il modo in cui un emergente si presenta e cerca di farsi conoscere dal pubblico è cambiato con l’impatto e l’uso del web. Al riguardo, il cantautore esprime l’importanza del web non solo per chi deve ancora costruire una propria carriera, ma anche per gli artisti affermati:

“Se iniziassi oggi, sicuramente, punterei tutto sul web. Inoltre, è una cosa che cerco di fare anche adesso anche se ho già un percorso artistico. Il contrario, significherebbe sacrificare l’attualità dell’artista, rischiando una connotazione storica bloccata al suo periodo di maggior successo.”

Cambia il linguaggio e il rapporto con il pubblico, ma il momento più importante per un artista, quello de live, in cosa è diverso dopo 40 anni di carriera?

“Il live è un bel comun denominatore dei tempi e di generazioni di stili di musica: è il banco di prova, dove esce la verità di un lavoro. Questo è un nodo fondamentale dell’artista e della dimostrazione della sua sostanza. Lo vedo anche nei miei concerti, soprattutto da parte dei figli di fan o di musicisti, sia che mi conoscano che non: c’è sintonia.

Sono le cose più interessanti e stimolanti nel rapporto tra le generazioni perché mi dimostra che, sia per la forza della musica e che (se si usa) un linguaggio attuale negli arrangiamenti, nella scrittura, c’è un grande legame anche con le generazioni più giovani.

C’è un grandissimo bacino di personaggi, dagli addetti ai lavori all’artista fino al pubblico, che hanno sete di un certo tipo di musica, che definisco la “terza via della musica”: è quella che va a coniugare la storia con l’attualità.

È la prova del grande legame con le nuove generazioni.”

Musica a Milano

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