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La saga di ‘Afghanistan’, diretta da Bruni e De Capitani, fa luce sulla Storia e dà voce agli uomini

Afghanistan Elfo Puccini recensione
Foto tratta da 'Afghanistan: enduring freedom'. Ph Laila Pozzo
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La saga di Afghanistan è la dimostrazione del valore della drammaturgia contemporanea. Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani, direttori artistici dell’Elfo Puccini, registi e attori, non si smentiscono per l’acutezza e la sensibilità con cui hanno messo in scena i dieci episodi in due spettacoli. ‘Il grande gioco’ ed ‘Enduring freedom’ possono essere visti distintamente, ma ci permettiamo di affermare che li si apprezza fino in fondo e nella loro complementarietà se avete modo di partecipare alla maratona. Credeteci sulla fiducia: la visione scorrerà ancor più così e non fatevi spaventare dalle tante ore.

Afghanistan – il grande gioco: sinossi

Racconta cinque episodi storici del periodo 1842 – 1996, portandoci a
scoprire l’oriente romanzesco dei primi esploratori (‘Trombe alle porte di Jalalabad’ e ‘La linea di Durand’), per poi immergerci nelle atmosfere notturne e mélo della fuga del re Amannullah e della regina Soraya (‘Questo è il momento’). Con la spy story ‘Legna per il fuoco’ precipitiamo in un clima da guerra fredda che ci traghetta verso il terzo millennio. La prima parte si conclude con lo struggente ‘Minigonne a Kabul’, un’intervista “immaginata” al presidente Najibullah che, poco prima di venire catturato dai Talebani nel 1996, rievoca il suo sogno di un Afghanistan ‘moderno’.

Afghanistan – Enduring Freedom: sinossi

Entra nel vivo degli anni attuali (fino al 2010): dall’ascesa dei Talebani e del terrorismo islamista (‘Il leone di Kabul’), alla morte del comandate Massud poco prima dell’11 settembre (‘Miele’), che determina l’intervento militare degli Stati Uniti e degli alleati, tra cui l’Italia. I racconti si fanno via via più intimi e personali: i protagonisti di ‘Dalla Parte degli angeli’ e di ‘Volta stellata’ sono impiegati delle ONG e soldati inglesi, con tutto il loro carico di dubbi; solo nel bellissimo finale, ‘Come se quel freddo’, i conflitti sembrano trovare una possibile composizione in un sogno al di là della morte.

Afghanistan Elfo Puccini recensione
Foto tratta da ‘Afghanistan: Il grande gioco’
Ph Laila Pozzo

Afghanistan: la recensione della saga

Il bello di vedere in successione i due spettacoli consiste nell’avere davanti a sé ciò che è stato e ciò che siamo diventati. Questi testi dimostrano perfettamente come siamo frutto dei processi storici, errori di valutazione alla base dei quali ci sono gli esseri (dis)umani. In più, assistere alla saga nella propria interezza permette di farsi coinvolgere passo passo, constatando perfettamente i cambi di tono degli autori. Se negli anni più lontani – all’origine di tutto – l’accento è posto sui capi pian piano si fanno notare i punti di fragilità anche dei potenti (suggestiva la drammaturgia che tratta il rapporto di Soraya con suo marito) fino a fare occhio di bue sulla popolazione, la gente comune che tanto viene colpita.

Claudia Coli, Michele Costabile, Enzo Curcurù, Alessandro Lussiana, Fabrizio Matteini, Michele Radice, Emilia Scarpati Fanetti, Massimo Somaglino, Hossein Taheri e Giulia Viana sono letteralmente a servizio degli uomini e delle donne che incarnano, bravissimi nel vestire i panni anche dell’opposto rispetto al ruolo assunto poco prima. Innegabilmente ci sono delle storie in cui spicca più un interprete rispetto all’altro (vedi, ad esempio, Lussiana ne ‘Il leone di Kabul’ o la Viana nell’episodio conclusivo). Duole quasi dover evidenziare maggiormente la prova attoriale di uno rispetto ad un altro e per quanto tutti siano in parte, sicuramente i due spettacoli di Afghanistan hanno dato modo a Curcurù di esprimere diverse corde, dimostrando tra i vari testi anche le differenti sfumature del rapporto uomo-donna.

La decisione di optare per dei video (curati da Francesco Frongia) che, all’occorrenza, servono a fornire dati statistici allo spettatore o a calare nella storia, è sempre funzionale alla messa in scena, rifuggendo il rischio del didascalismo che è dietro l’angolo. Se gli interpreti giustamente non giudicano, noi spettatori ci ritroviamo a condannare chi uccide o un’ideologia che non condividiamo così come a empatizzare con la moglie che vorrebbe suo marito accanto a sé e non soldato (americano) in Afghanistan. “Cosa resta di un uomo quando ha attraversato la guerra?” è solo una delle tante domande che risuonano post visione. “Che cos’è un individuo? Voi non ci riconoscerete finché non saremo come voi” – come contraddire quest’affermazione. Continuamente cerchiamo di inquadrare l’altro in qualcosa di famigliare.

“Dieci autori animano questo “place for people”: lo dilatano, lo trasformano, viaggiando dall’oriente sognato e romanzesco dei primi resoconti di viaggi ed esplorazioni, attraverso il melodramma noir del cinema americano, fino al realismo delle docu-fiction della televisione anglosassone e al finale dove, nel bellissimo testo di Naomi Wallace, il conflitto sembra trovare una sua possibile composizione solo in un sogno al di là della morte.
Un grande affresco, un polittico, un grande gioco, per sapere, per capire, per poter leggere la disperazione e la speranza negli occhi di chi è partito dalla valle del Panjshir per sedersi al nostro fianco in metropolitana” (dalle note di regia). La chiave è proprio questa e sta a noi cogliere la preziosa occasione per mutare lo sguardo.

Questo lungo viaggio lungo l’Afghanistan riesce a farci unire i tasselli più di tanti servizi dei tg e azzera le distanze, scuotendo anche rispetto a quel torpore di indifferenza, costruito magari per difendersi dal bombardamento mediatico.

Afghanistan: il grande gioco + enduring freedom: la tournée

Dopo esser tornato in casa, con grande successo all’Elfo Puccini, Afghanistan prosegue il viaggio in tournée toccando con la maratona l’Arena del Sole di Bologna (1-2 dicembre) e il Teatro delle Passioni di Modena dall’8 al 15 dicembre 2018 – anche qui, in alcune date, potrete assistere alla maratona.

Riassumendo

Afghanistan: Il grande gioco + Enduring freedom fino al 25 novembre 2018

Teatro Elfo Puccini

DURATA: 155′ (con 15′ di intervallo) e 165′ (con 15′ di intervallo)

ORARI: venerdì e sabato h 20,30; domenica 25 h 11,30 per la maratona.

PREZZI: intero 32,50€; martedì posto unico 21,50€; ridotto under25 e over65 17€; under18 e scuole 12€. ATTENZIONE: biglietto Maratona Il grande gioco + Enduring freedom 33€ (disponibili solo in biglietteria)

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