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Gianni Amelio torna al cinema con La tenerezza: la nostra recensione

La tenerezza

La tenerezza

Dice un poeta arabo: ” La felicità non è una meta da raggiungere, ma una casa a cui tornare”.

Dal 24 aprile nelle sale italiane Gianni Amelio torna al cinema con il suo film La tenerezza, liberamente ispirato al romanzo di Lorenzo Marone dal titolo La tentazione di essere felici.

In un palazzo dalle mura antiche nel centro storico di una Napoli borghese vive l’anziano Lorenzo (Renato Carpentieri) un avvocato dai trascorsi un po’ controversi, un uomo egoista e dai modi burberi, dal carattere contraddittorio. Insofferente alle relazioni familiari, reagisce alla sua solitudine con la compagnia del piccolo nipote Francesco, sottraendolo alla scuola, cercando a modo suo, di instaurare un rapporto affettivo. Lorenzo ha da poco dei vicini di casa, Fabio (Elio Germano) e Michela (Micaela Ramazzotti) con due bimbi piccoli. Una coppia affiatata e unita, giunti dal Nord Italia, lui ingegnere navale dagli scatti improvvisi di collera, a tratti inquieto e dalla gentilezza affettata, lei casalinga, una donna ancora bambina, ingenua, una “forza della natura”.

Nonostante le difficoltà di Lorenzo a relazionarsi con i figli: la determinata e autonoma ma addolorata Elena (Giovanna Mezzogiorno) e Saverio (Arturo Muselli) più incline a prendere le distanze dal genitore, l’anziano dalla scorza dura, presto si affezionerà ai suoi vicini, diventando uno di famiglia.

La Tenerezza è un film che analizza in modo essenziale il rapporto fra padri e figli, il disagio psicologico, la difficoltà di comunicazione, l’inadeguatezza di non riuscire a sentirsi genitori e mariti, confinati ancora in quel limbo di fanciullezza che porta a non affrontare la realtà, spaesati e insofferenti. Amelio lo dimostra con Fabio, intento a giocare infantilmente con un modellino di elicottero, sotto lo sguardo di suo figlio, a non riuscire ad accettare i rifiuti e ad avere avuto una madre (Greta Scacchi) che ha preferito non affrontare i segnali.

Un valzer fra amore e morte, incomprensioni, rancori, senso di abbandono, voglia di “tenerezza” e perdono. Il cinema di Amelio, con uno stile asciutto e rigoroso, scava nell’intimità senza strepiti ma con sguardi e poche parole, con una intensità tale da scardinare le certezze ed approdare a riflessioni incessanti, trascinandosi sul finale in modo doloroso, dove tuttavia, riesce a trovare un posto la speranza.

Ottima prova degli attori, a cominciare da Renato Carpentieri, che si conferma un attore dei migliori, ben calato nel ruolo, Elio Germano che con lo sguardo mostra tutto quello che Fabio non esterna a parole, Micaela Ramazzotti e Giovanna Mezzogiorno due donne diverse ma che attraversano il medesimo disagio, nel ruolo di moglie l’una e figlia l’altra.

La tenerezza è un film che scava nel profondo, privo di inutile fragore.

Voto per noi: 8

 

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