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Italian Dire Straits al Blue Note: l’intervista

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Italian Dire Straits @ Blueshouse, febbraio 2017




L’astinenza da Dire Straits può essere crudele, per chi come noi è cresciuto con il rock d’oro degli anni Ottanta, ma non ha mai potuto ascoltarlo dal vivo. Avete presente quell’amaro in bocca per non aver mai vissuto un concerto dei Queen prima della morte di Mercury nel 1991? O per non aver mai visto Gilmour e Waters sullo stesso palco, prima della scissione dei Pink Floyd nel 1983?

Parimenti, dopo il 1995, anno in cui si sciolse la leggendaria rock band britannica – oltre 120 milioni di dischi venduti – l’unico modo per rivivere la musica di Mark Knopfler e soci (da Sultans of Swing a Romeo and Juliet, passando per Telegraph Road e Brothers in Arms) è attraverso le tribute band.

E domani sera (giovedì 23 marzo 2017) si esibirà al Blue Note di Milano – ore 21 – quella che viene considerata la migliore, in Europa e non solo: torneranno sul palco gli Italian Dire Straits (Alfredo Delmonaco alla chitarra solista, Massimiliano Lisa alla voce e chitarra ritmica, Marco Casaletta al basso e cori, Alessio Corona alle tastiere, Alberto Vai alla batteria, Terence Demilito e Sonny Buyo al sassofono) un mese e mezzo dopo il concerto di febbraio alla Blueshouse, stavolta in versione completa, con l’importante contributo del sassofono.

Un motivo in più per non perdere assolutamente questa data nello storico club della musica dal vivo a Milano e per intervistare l’eclettico Massimiliano Lisa, voce della band, ex editore, oggi socio di Leonardo3, la società che organizza la mostra sul genio di Leonardo.

Max, in cosa si distinguono gli Italian Dire Straits dagli altri tributi?

“Soprattutto per la qualità elevata della parte strumentale. Mettiamo anche qualcosa in più: il nostro batterista, ad esempio, ama Phil Collins ed esegue Your Latest Trick in modo più complesso rispetto all’originale. Per quanto riguarda la voce, ognuno canta con la sua, quindi de gustibus. Un altro aspetto distintivo è che siamo noi stessi sul palco, non imitiamo nessun altro. D’altronde i Dire Straits non si sono mai distinti per un particolare modo di fare lo show, ma solo per la loro musica”.

Che rapporti avete avuto con la band originale?

“Anni fa inviai un nostro video di Private Investigations all’ex bassista John Illsley, che a detta di tutti non risponde facilmente: mi disse che si trattava di un’ottima versione. A differenza di altri che apprezzano o sostengono i tributi, come Peter Gabriel o Roger Waters, Mark Knopfler non ha un buon rapporto con chi fa la sua musica, anzi ha addirittura scritto il pezzo ‘Terminal of tribute to’ per canzonare una band con ex membri. Ha persino litigato con il fratello, quando quest’ultimo voleva firmare un pezzo. Nel 1995, quando Mark si è stufato, ha sciolto i Dire Straits e basta. E se potesse, nei live oggi suonerebbe solo le sue canzoni. È sempre stato schivo, mai la classica rockstar”.

Come vi siete infatuati della loro musica?

“Sono stati la colonna sonora della nostra giovinezza. Io li ho affiancati nell’ascolto a Genesis, Beatles e Pink Floyd, i gruppi che ho amato di più. Nel 2008 volevo rimettermi in gioco e ho scelto il tributo che avrebbe avuto più spazio: già l’anno dopo abbiamo suonato al Blue Note”.

Chi rappresenta meglio, oggi, la loro tradizione?

“Tra gli artisti nuovi, nessuno. Ascolto Tim McGraw, ma non è un ragazzino. Rimpiango la creatività dei Settanta: oggi secondo me non si suona più”.

Il vostro è un lavoro da autodidatti?

“Sì, devi studiare concerti, video e tutte le altre informazioni disponibili. Abbiamo lavorato anni per avere questi suoni. C’è sempre un affinamento, anno dopo anno ti avvicini di più al suono che cerchi”.

Qual è la tua canzone preferita dei Dire Straits?

Tunnel of Love, un pezzo complicato, molto rock: forse il più faticoso della scaletta”.

Come siete finite a suonare alle Azzorre?

“Ci ha chiamati un’agenzia spagnola, sarà stato il caldo o la folla, ma non ci è mai capitato un simile calore: 10.000 persone al culmine del festival, sabato in prima serata. Conoscevano bene il repertorio. Qui non è frequente, perché tanti giovani non hanno mai sentito un pezzo dei Dire Straits: passano poco in tv e radio. L’appassionato è una perla rara, ma è bello vedere come cerca di coinvolgere i suoi figli portandoli ai concerti”.

RIASSUMENDO

Italian Dire Straits
Blue Note, via Borsieri 37 Milano (zona Isola)
Giovedì 23 marzo 2017, ore 21
bluenotemilano.com

Prossime date:

  • Bergamo – venerdì 31 marzo 2017 – ore 22.30
  • Pavia – sabato 1 aprile – ore 22.30