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Addio all’imprenditore Caprotti, mister Esselunga

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Bernardo Caprotti, foto © Panorama (da YouTube)

Addio all’imprenditore milanese Bernardo Caprotti, fondatore nel 1957 della catena di supermercati Esselunga (allora “Supermarkets Italiani Spa, il cui primo punto vendita aprì in viale Regina Giovanna, zona Porta Venezia) diventati un’istituzione nella vita quotidiana dei cittadini milanesi per la qualità e varietà dei punti vendita. Il patron è deceduto in serata a Milano, una settimana prima di compiere 91 anni. Resta aperto il futuro dell’azienda. In questi giorni è in corso la valutazione finanziaria: probabile la vendita a un fondo di investimento straniero.

I funerali di Caprotti saranno privati e per volontà del defunto non dovranno essere pubblicati necrologi. In un dibattito organizzato nel 2015 dal Rotary al Teatro Manzoni, Caprotti sottolineava la differenza tra due modi di far impresa: come “enterprise” (intraprendere a ragion veduta) o come “venture” (vicina al concetto di azzardo). Uno dei suoi sogni era un nuovo aeroporto in Lombardia, nell’area bresciana di Montichiari e al contempo bocciava Malpensa come poco accessibile, inadatto a far decollare la grande capacità produttiva lombarda.

Morto Caprotti: lotta giudiziaria

Nato in città da industriali tessili brianzoli, il re della grande distribuzione all’italiana divenne celebre anche per l’eterna lotta con la Coop: nel libro “Falce e Carrello” avanzò un duro atto d’accusa affermando che l’espansione commerciale di Esselunga era stata ostacolata nelle regioni di maggiore influenza delle cosiddette “coop rosse”. La battaglia giudiziaria, attualmente in Corte d’appello, ha avuto esiti altalenanti.

In sintesi: dopo alcuni iniziali successi legali messi a segno da Caprotti, nel settembre 2011 la querela vinta da Coop Italia presso il Tribunale di Milano portò al temporaneo ritiro del libro; infine la ristampa del volume, dopo una sentenza della Corte d’appello di Milano che nel dicembre dello stesso anno accolse la richiesta di sospensiva. La Coop Estense fu in seguito condannata dall’Antitrust a pagare una multa di 4,6 milioni. Nella storia giudiziaria del patron anche un patteggiamento nel 1996 e una condanna per diffamazione nel 2016.

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Morto Caprotti: le reazioni

“Ha cercato di vendere Esselunga per non lasciarla ai figli, ma non ha fatto a tempo. Mistero su cosa succederà adesso”: questo il tweet in serata del direttore di Repubblica, Mario Calabresi. “Un grande italiano, di testa tostissima – scrive Oscar Giannino nel social network – aprirà una catena retail nell’aldilà,dicendo ‘tanto la Coop sta all’inferno'”. La giornalista Marta Ottaviani ha lanciato un appello al Comune di Milano per collocare la salma di Caprotti nel Famedio, la sezione d’onore del Cimitero monumentale.

“Con Bernardo Caprotti muore il simbolo, il rappresentante di una generazione italiana enorme” scrive Jacopo Tondelli su Gli Stati Generali, definendolo “il primo vero padrone made in Brianza”: “la vita di Caprotti, come quella di tanti campioni del Novecento, è stata tante cose insieme. È stata talento ed è stata potere spregiudicato. È stata beneficienza ‘alla vecchia maniera’, ed è stato controllo anche brutale della reputazione e del potere, sempre alla vecchia maniera”.