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Kingsman – Secret Service, la recensione in anteprima

Kingsman-recensioneUn po’ James Bond, un po’ Tarantino, arriva nelle sale italiane mercoledì 25 febbraio Kingsman – Secret Service, spy story tratta dal fortunato libro a fumetti di Mark Millar. La regia del film è non a caso affidata a Matthew Vaughn: il marito dell’ex top model Claudia Schiffer aveva infatti diretto nel 2010 Kick-Ass, trasposizione cinematografica di un’altra opera del disegnatore scozzese.

Quando il padre di Gary “Eggsy” Price, 5 anni, sacrifica la propria vita durante un’esercitazione militare di massima segretezza, la sua famiglia riceve una medaglia molto particolare su cui è inciso un numero telefonico da usare una volta sola in caso di bisogno. Diciassette anni dopo troviamo Eggsy (Taron Egerton, l’attore 25enne noto per la serie televisiva The smoke) allo sbando: ha lasciato gli studi, è disoccupato e vive un’esistenza senza prospettive in cui alterna scorribande con gli amici e litigi con il violento compagno della madre. Dopo essere stato arrestato per aver rubato una macchina, Eggsy sfrutta la medaglia per poter uscire di prigione, e viene aiutato da Harry Hart (Colin Firth), una spia impeccabile che ha un debito di gratitudine nei confronti del padre del ragazzo.

Colpito dalle qualità di Eggsy, Hart -nome in codice Galahad- gli offre l’occasione di cambiare completamente vita, ammettendolo al programma della Kingsman, un’organizzazione di intelligence indipendente super segreta: Eggsy dovrà riuscire a completare una serie di test altamente competitivi e spesso rischiosi che ogni futuro agente Kingsman. Nel frattempo Harry è alle prese con il caso delle misteriose scomparse e indaga su quello che ritiene il responsabile: Richmond Valentine (Samuel L. Jackson), un eccentrico miliardario super tecnologico, ex ecologista deluso, il cui desiderio di salvare il mondo ha lasciato il posto a un progetto malefico dalle conseguenze devastanti.

Kingsman – Secret Service mescola sapientemente humor e azione rielaborando in chiave ironica i vecchi film di spionaggio; Vaughn attinge a piene mani dalla tradizione dei film di James Bond e dalla serie 24 con protagonista l’agente Jack Bauer e diverte lo spettatore con tantissime citazioni, dal “vodka Martini agitato, non mescolato” ai gadget super tecnologici sogno di ogni aspirante spia. Colin Firth recita una parte che sembra essergli stata cucita addosso, quella del gentleman dal linguaggio forbito e dai modi eleganti; impeccabile nel suo doppiopetto, con occhiali che ricordano tantissimo quelli indossati ne A single man di Tom Ford, il premio Oscar Firth si scontra con un villain davvero sopra le righe, interpretato da Samuel L. Jackson che sembra divertirsi molto a dare vita a tutte le manie di Valentine, dal terrore per il sangue alle cene di gala a base di Big Mac servite dalla terribile assistente con delle protesi alla Pistorius che tagliano i nemici in due come lame (come non pensare alla gamba-mitra di Rose McGowan-Cherry Darling in Grindhouse – Planet Terror?).

Alcune scene coniugano inventiva e ritmo, stupendo lo spettatore ( non vogliamo spoilerare, ma… attenzione alle teste di VIP, nobili e capi di Stato e a una certa riunione parrocchiale), ma non tutto il film sembra all’altezza di questi exploit, peccando a nostro parere di ritmo nella parte centrale.

Il nostro voto: 6

Una frase: “I modi definiscono l’uomo”.

Per chi: per chi ama le spy story.