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La seconda vita di Andy: “Basta sindrome di Morgan, con i Fluon mi diverto da matti”

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futura resistenza - fluonÈ una seconda vita artistica, dopo aver lasciato il segno nel synth pop italiano con i Bluvertigo (fondati nel 1994 assieme a Morgan). Domenica 16 marzo, dalle 16.15, il biondo e poliedrico artista-musicista Andy (Andrea Fumagalli) si esibirà live a Rho Fiera per MyMusic (all’interno del salone fantasy Cartoomics) con la sua nuova band elettronica Flu-On.

In scaletta brani unplugged tratti dal disco d’esordio Futura Resistenza, realizzato tramite crowdfunding grazie al sostegno dei fan. Ecco come il frontman (voce, sax e synth) ha raccontato a Milano Weekend la nuova avventura, che si avvale di musicisti esperti come Fabio Mittino (chitarra elettrica), Faber (Fabrizio Grigolo, programmazione e synth) e Luca Urbani (voce e synth).

“Vado spesso al Lucca comics, amo la creatività di queste persone e la cultura fantasy” racconta Andy. “Dopo l’intervista, porteremo due brani unplugged, mixati con un microfono centrale e suonati con le tastierine a pile: ci divertiamo da matti”.

Cosa ti rappresenta di più in quest’album?

“Sono rappresentato nella misura in cui canto, ma gli altri hanno fatto gran parte del lavoro. È bello quando ti fidi e smetti di avere la sindrome di Morgan, che vuole fare tutto lui e poi va in palla con se stesso. Mi sento bene, come quando uscì Acidi e basi nel 1995”.

fluonCosa pensi di Milano?

“Mi piace da matti, soprattutto la nuova zona Isola-Garibaldi, sembra Hong Kong. Amo l’arte, Chinatown. Nonostante questo c’è una generazione stanca, ma se sei curioso e ti piace la cultura ci sono concerti tutte le sere, club come Goganga e Plastic. Amo Milano quanto Amsterdam e New York”.

Che rapporto hai con la tua città?

Monza è meravigliosa per la sua storia, il Parco, la Corona ferrea e lo straordinario museo del Duomo. Ma se penso alla mentalità mi passa la voglia: mettere i soldi sotto il materasso e non fare rumore alla sera. Per questo vivo da alieno metropolitano, nel mio studio in zona San Rocco. Inoltre ci sono ancora troppe barriere: un’amica disabile mi ha insegnato ad andare in sedia a rotelle, così me ne sono reso conto”.

E con i fan?

“Abbiamo un pubblico completamente nuovo, grazie alla campagna di crowdfunding condotta su Music Raiser: gente che ha investito a scatola chiusa, ma ora ha in mano un packaging come si deve, un disco curato anche esteticamente. Abbiamo trascorso una giornata con quelli che hanno pagato 30 euro. Ci servivano 30 mila euro, ma ne abbiamo chiesto la metà. Siamo arrivati a 17mila”.

Come sarà il vostro tour? Dove vorreste esibirvi?

“Saremo pronti a fine maggio. Stiamo lavorando a una postazione super tecnologica con gate ottico, capsule per i microfoni, cavi d’argento. Credo molto nella gavetta, non nei talent e nell’illusione che sia tutto subito fuochi d’artificio. Il passato mi ha insegnato una cosa: prima bevevo cinque Negroni, ora l’acqua. Devi essere preciso. Così puoi permetterti anche cinque date alla settimana.

Quale luogo ti ispira di più?

Londra mi porta grande entusiasmo, è un principio creativo. Voglio creare una succursale del mio studio a Brick Lane e farla diventare un punto di passaggio per gli artisti che mi piacciono, non solo italiani”.